“Con questa riforma i Centri di servizio diventano riferimento per il volontariato di tutto il Terzo settore”. Parte da questa constatazione il commento del presidente di CSVnet, Stefano Tabò, al ddl approvato ieri nell’aula del Senato.
Il testo, spiega Tabò, “non limita più le funzioni dei Centri di servizio alle sole organizzazioni di volontariato definite dalle legge 266 del 1991, ma afferma che i CSV sono finalizzati a fornire supporto tecnico, formativo e informativo per promuovere e rafforzare la presenza e il ruolo dei volontari nei diversi enti del Terzo settore”.
“È una evoluzione importante – sottolinea il presidente – alla quale il legislatore fa corrispondere l’altra grande novità, ovvero il principio della porta aperta: tutte le organizzazioni del Terzo settore potranno concorrere alla conduzione dei CSV, la cui governance dovrà comunque rimanere in capo alle organizzazioni di volontariato, che devono rappresentarne la maggioranza, attraverso una gestione democratica partecipata e radicata territorialmente”.
I CSV potranno insomma rivolgere la propria azione al più ampio e complesso insieme dei volontari che operano nel nostro paese, senza perdere le proprie peculiarità ma sfruttandole in modo incisivo. “La riforma deve rappresentare un passaggio alla maturità della legislazione in materia – continua Stefano Tabò. – E siamo molto soddisfatti che nell’articolo 5 dedicato ai Centri di Servizio per il Volontariato i parlamentari abbiano accolto gran parte delle istanze presentate da CSVnet”.
Oltre agli aspetti sopra richiamati, infatti, sono ancora da ricordare l’accreditamento e il finanziamento stabile dei CSV, attraverso un programma triennale, con le risorse delle Fondazioni di origine bancaria in base alla stessa legge 266. Un finanziamento che prevede una perequazione territoriale, così da assicurare la promozione del volontariato in tutte le regioni del nostro paese. Un’esigenza che CSVnet, per primo, ha sottoposto all’attenzione del legislatore.
“Auspichiamo – afferma ancora Tabò – che con la redazione dei decreti legislativi che il Governo sarà delegato ad adottare dopo il passaggio alla Camera, possano essere soddisfatte altre due esigenze: il coordinamento nazionale delle funzioni dei CSV e la definizione di criteri e procedure uniformi per quanto riguarda il controllo degli stessi”.
“I decreti saranno determinanti nel definire i dettagli ma, finalmente, già si intravede un impianto giuridico capace di valorizzare il ruolo della nostra rete e l’esperienza maturata in 20 anni di attività. Tuttavia – conclude il presidente di CSVnet – è inevitabile rilevare che la riforma comporterà un forte aumento delle attività a carico dei CSV, che con difficoltà potranno essere adeguatamente garantite tramite le risorse attualmente a disposizione, da anni in progressiva diminuzione”.
Proprio in queste settimane è in corso una verifica dell’accordo Acri–Volontariato, il patto pluriennale privato che regola l’uso dei fondi delle Fondazioni di origine bancaria destinati a sostenere e qualificare le attività del volontariato, in scadenza proprio nel 2016.
Intanto CSVnet ha fissato per giovedì 7 aprile 2016 a Roma la presentazione dell’ultimo Report annuale delle attività dei Centri di Servizio presenti in tutte le regioni d’Italia.
giovedì 31 marzo 2016
A Gela si cercano 18 giovani per mettere tutto Sottosopra
Sottosopra è il nome del progetto presentato alla Casa del Volontariato/Social Cohesion Factory di Gela. Si cercano 18 giovani con l'obiettivo di creare un format e una impresa sociale nel settore audio visivo. Scadenza 8 aprile 2016.
"Mettiamo tutto SottoSopra non per fare confusione, ma per fare ordine. Per fare spazio e per dare spazio, per promuovere innovazione a sostegno dei giovani e dell’impresa sociale".
Il progetto SOTTOSOPRA è stato co-finanziato dalla Presidente del Consiglio dei Ministri, dipartimento per la gioventù e il servizio civile nazionale.
L’obiettivo generale del progetto è quello di realizzare un percorso d’impresa sociale sostenibile, capace di coniugare sia l’aspetto tecnologico e competitivo con quello creativo e solidale, in cui giovani provenienti da diverse realtà culturali, sociali e con abilità altre, tramite il supporto di professionisti, possono sviluppare e valorizzare le proprie capacità.
I partner del progetto sono la Cooperativa Sociale Progetto H, che ha al sua attivo percorsi d’integrazione e di potenziamento della creatività dei soggetti diversamente abili tramite l’utilizzo degli linguaggio audiovisivo; Koiné film, che ha al sua attivo produzioni indipendenti di documentari e di fiction, su temi sociali e di denuncia, con riconoscimenti sia nazionali che esteri; Edit azienda innovativa nel campo delle apparecchiature audiovisive con diverse collaborazione con la rai per la realizzazione di servizi sul territorio regionale e nazionale; MoVi Federazione di Gela, che rappresenta una delle prime esperienze di costituzione di Rete Educativa Cittadina, tra soggetti del no-profit, del mondo ecclesiale e della scuola, e che attualmente impegnata nella sperimentazione del “passaporto del volontariato”. Costruisce da oltre un decennio percorsi di coesione sociale di comunità.
I giovani impegnati nel progetto realizzeranno 6 format televisivi su tematiche sociali che saranno messi in onda in emittenti regionali e on line. L’idea è quella di raccontare, attraverso uno stile ed un approccio nuovi, non consueti, fatti e cose che accadono in Sicilia e che hanno come comune denominatore la società civile. I temi trattati andranno dall’integrazione sociale alle pari opportunità, dal diritto all’infanzia e all’istruzione al volontariato, dal degrado urbanistico allo sviluppo sostenibile, dal problema del lavoro all’occupazione, dai problemi dell’handicap ai problemi dei giovani a rischio con l’idea di affrontare e documentare senza quell’atteggiamento vittimistico, vuoto di “spinte costruttive” che purtroppo spesso caratterizza prodotti simili, bensì con la voglia di far riflettere l’utente televisivo e, anche nella denuncia, di trovare strade nuove alla crescita e allo sviluppo per mettere tutto Sotto Sopra!
SottoSopra si rivolge ad un target ben preciso che sarà selezionato tramite un bando di evidenza pubblica. I destinatari sono 12 giovani siciliani di età compresa tra i 16 e i 35 anni e 6 giovani diversamente abili di età compresa tra i 16 e i 35 anni che realizzeranno tramite un percorso di work experience un format televisivo. Si tratta di giovani professionisti e giovani diversamente abili che collaboreranno per la realizzazione del progetto e che tramite la produzione del format televisivo avvieranno un percorso di impresa sociale nel settore audiovisivo. La sede delle attività è presso la Social Cohesion Factory/Casa del Volontariato di Gela. Per partecipare alla selezione occorre scaricare il bando dal sito www.siciliasottosopra.it ed inviare la propria candidatura tramite l’apposito allegato entro e non oltre l’8 aprile 2016 ai recapiti indicati
"Mettiamo tutto SottoSopra non per fare confusione, ma per fare ordine. Per fare spazio e per dare spazio, per promuovere innovazione a sostegno dei giovani e dell’impresa sociale".
Il progetto SOTTOSOPRA è stato co-finanziato dalla Presidente del Consiglio dei Ministri, dipartimento per la gioventù e il servizio civile nazionale.
L’obiettivo generale del progetto è quello di realizzare un percorso d’impresa sociale sostenibile, capace di coniugare sia l’aspetto tecnologico e competitivo con quello creativo e solidale, in cui giovani provenienti da diverse realtà culturali, sociali e con abilità altre, tramite il supporto di professionisti, possono sviluppare e valorizzare le proprie capacità.
I partner del progetto sono la Cooperativa Sociale Progetto H, che ha al sua attivo percorsi d’integrazione e di potenziamento della creatività dei soggetti diversamente abili tramite l’utilizzo degli linguaggio audiovisivo; Koiné film, che ha al sua attivo produzioni indipendenti di documentari e di fiction, su temi sociali e di denuncia, con riconoscimenti sia nazionali che esteri; Edit azienda innovativa nel campo delle apparecchiature audiovisive con diverse collaborazione con la rai per la realizzazione di servizi sul territorio regionale e nazionale; MoVi Federazione di Gela, che rappresenta una delle prime esperienze di costituzione di Rete Educativa Cittadina, tra soggetti del no-profit, del mondo ecclesiale e della scuola, e che attualmente impegnata nella sperimentazione del “passaporto del volontariato”. Costruisce da oltre un decennio percorsi di coesione sociale di comunità.
I giovani impegnati nel progetto realizzeranno 6 format televisivi su tematiche sociali che saranno messi in onda in emittenti regionali e on line. L’idea è quella di raccontare, attraverso uno stile ed un approccio nuovi, non consueti, fatti e cose che accadono in Sicilia e che hanno come comune denominatore la società civile. I temi trattati andranno dall’integrazione sociale alle pari opportunità, dal diritto all’infanzia e all’istruzione al volontariato, dal degrado urbanistico allo sviluppo sostenibile, dal problema del lavoro all’occupazione, dai problemi dell’handicap ai problemi dei giovani a rischio con l’idea di affrontare e documentare senza quell’atteggiamento vittimistico, vuoto di “spinte costruttive” che purtroppo spesso caratterizza prodotti simili, bensì con la voglia di far riflettere l’utente televisivo e, anche nella denuncia, di trovare strade nuove alla crescita e allo sviluppo per mettere tutto Sotto Sopra!
SottoSopra si rivolge ad un target ben preciso che sarà selezionato tramite un bando di evidenza pubblica. I destinatari sono 12 giovani siciliani di età compresa tra i 16 e i 35 anni e 6 giovani diversamente abili di età compresa tra i 16 e i 35 anni che realizzeranno tramite un percorso di work experience un format televisivo. Si tratta di giovani professionisti e giovani diversamente abili che collaboreranno per la realizzazione del progetto e che tramite la produzione del format televisivo avvieranno un percorso di impresa sociale nel settore audiovisivo. La sede delle attività è presso la Social Cohesion Factory/Casa del Volontariato di Gela. Per partecipare alla selezione occorre scaricare il bando dal sito www.siciliasottosopra.it ed inviare la propria candidatura tramite l’apposito allegato entro e non oltre l’8 aprile 2016 ai recapiti indicati
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Il Senato approva. Ecco il testo della Riforma del Terzo Settore
A circa un anno dal suo ingresso in Senato, il testo del Disegno di Legge delega sulla Riforma del Terzo settore è stato approvato dall'aula dei senatori il 30 marzo 2016. Rispetto al testo già licenziato dalla Camera dei deputati, vi sono stati vari cambiamenti per cui il Disegno tornerà alla Camera per una seconda lettura.
Intanto, nel testo approvato dal Senato vi sono delineati i punti fondamentali dell'impalcatura della Riforma. Per una migliore informazione, qui sotto proponiamo una versione ufficiosa (tratta dal sito www.quinonprofit.it) del DDL delega licenziato dal Senato.
Testo DDL delega approvato in Senato
Intanto, nel testo approvato dal Senato vi sono delineati i punti fondamentali dell'impalcatura della Riforma. Per una migliore informazione, qui sotto proponiamo una versione ufficiosa (tratta dal sito www.quinonprofit.it) del DDL delega licenziato dal Senato.
Testo DDL delega approvato in Senato
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Sviluppo sostenibile ed energia in Sicilia, se ne parla a Palermo
A pochi giorni dal referendum abrogativo sulle trivellazioni in mare, Legambiente organizza un convegno per parlare di rinnovabili che, è ormai sempre più evidente, sostituiscono petrolio e carbone per la produzione di energia e creano sviluppo e lavoro. Moltissimi Paesi hanno ormai intrapreso questa strada che rappresenta il futuro anche per l'Italia e la Sicilia.
Il convegno "La sfida delle rinnovabili per lo sviluppo sostenibile della Sicilia" si terrà venerdì 1 aprile, alle ore 15. 30, presso la sede della Presidenza della Regione in via G. Magliocco, 46 a Palermo.
In occasione del convegno, al quale parteciperanno diversi Sindaci della regione, sarà presentato il Manifesto per le autoproduzione da fonti rinnovabili, uno strumento che intende coinvolgere i Sindaci nel rendere concreta la possibilità di produrre direttamente l’energia da fonti rinnovabili e nello stesso tempo semplificare e liberare le imprese e i cittadini dalle barriere che attualmente impediscono di produrre energia rinnovabile e venderla ad utenze poste nelle vicinanza.
Partecipano:
Edoardo Zanchini, vice presidente nazionale di Legambiente
Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QUALENERGIA
Vania Contrafatto, assessore regionale all'Energia
Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia
Tommaso Cassata, membro di giunta di AssoRinnovabili
Modera
Tommaso Castronovo, responsabile energie rinnovabili di Legambiente Sicilia.
Il convegno "La sfida delle rinnovabili per lo sviluppo sostenibile della Sicilia" si terrà venerdì 1 aprile, alle ore 15. 30, presso la sede della Presidenza della Regione in via G. Magliocco, 46 a Palermo.
In occasione del convegno, al quale parteciperanno diversi Sindaci della regione, sarà presentato il Manifesto per le autoproduzione da fonti rinnovabili, uno strumento che intende coinvolgere i Sindaci nel rendere concreta la possibilità di produrre direttamente l’energia da fonti rinnovabili e nello stesso tempo semplificare e liberare le imprese e i cittadini dalle barriere che attualmente impediscono di produrre energia rinnovabile e venderla ad utenze poste nelle vicinanza.
Partecipano:
Edoardo Zanchini, vice presidente nazionale di Legambiente
Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QUALENERGIA
Vania Contrafatto, assessore regionale all'Energia
Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia
Tommaso Cassata, membro di giunta di AssoRinnovabili
Modera
Tommaso Castronovo, responsabile energie rinnovabili di Legambiente Sicilia.
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mercoledì 30 marzo 2016
A proposito di immigrazione... I dati del Rapporto Sicilia 2015
Il Centro Arrupe di Palermo ha presentato il proprio Report 2015 sull'immigrazione in Sicilia. Ecco come il Giornale di Sicilia del 30 marzo 2016 sintetizza quanto emerge dal documento (clicca sull'immagine per ingrandirla)
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martedì 22 marzo 2016
Rapporto Migrazioni in Sicilia 2015
(clicca sull'immagine per ingrandirla) |
All’evento, organizzato con il patrocinio della Regione Siciliana - Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro - Ufficio Speciale Immigrazione, saranno presenti i referenti istituzionali, il sociologo Maurizio Ambrosini e i ricercatori che hanno contribuito alla realizzazione del Rapporto.
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venerdì 18 marzo 2016
Sostegno a distanza, cooperazione allo sviluppo e accoglienza. Convegno di Forum Sad a Palermo
Il 29 marzo 2016, Forum SAD organizza nella Sala delle Carrozze a Villa Niscemi a Palermo (ore 10,30-13,30) un convegno dal titolo "Sostegno a distanza, cooperazione allo sviluppo e accoglienza", nell'ambito del progetto "Reti di sostegno a distanza costruiscono comunità solidali che rigenerano welfare", in conclusione nelle regioni meridionali grazie al sostegno della Fondazione con il Sud. L'incontro, a cui prende parte anche Giuditta Petrillo, presidente del CeSVoP, si rivolge a tutte le organizzazioni che si occupano di sostegno a distanza, ma non solo. Sono invitati cittadini e realtà del volontariato e sociali che sono interessate delle varie forme di sostegno dei bambini, famiglie e progetti nel Sud del mondo.
Qui sotto il programma.
Qui sotto il programma.
(clicca sull'immagine per ingrandirla) |
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A Palermo presentazione dei risultati del progetto Itaca
Il 15 aprile 2016 l’associazione “Progetto Itaca Palermo” è lieta di invitarvi ad un evento nazionale di informazione e sensibilizzazione sui risultati di un progetto europeo della linea d’azione “Erasmus +” a cui hanno partecipato i soci dei Club Itaca di Palermo, Roma e Milano.
I Club Itaca sono centri di riabilitazione non sanitaria per persone con disturbi psichici che seguono il metodo “Clubhouses”, metodo specifico di riabilitazione regolato da principi e linee guida internazionali (36 Standards), basato sulla “Giornata strutturata dal lavoro” (Work ordered day).
Il progetto ha previsto tre importanti esperienze di formazione Empad (Empowering of adults) all’estero e nello specifico ad Amsterdam, Monaco e Stoccolma con l’obiettivo di apprendere metodologie e strumenti del metodo “Clubhouse”, per migliorare e potenziare in Italia il lavoro di riabilitazione e al fine dell’accreditamento nazionale ed internazionale.
Il Club Itaca Villa Adriana ospiterà pertanto i partecipanti italiani al progetto e presenterà pubblicamente i risultati conseguiti. E’ un momento importante per mostrare in generale l’efficacia del metodo e nello specifico l’impatto delle formazioni all’estero sul lavoro in Italia e nel percorso individuale di riabilitazione dei soci.
Vi aspettiamo numerosi il 15 aprile alle 17.30 in via San Lorenzo 280 a Palermo, per presentarvi i risultati del progetto e raccontarvi le esperienze dei soci e dello staff all’estero. A seguire apericena con prodotti bio e a km 0 preparato dai soci del Club Itaca Villa Adriana (è gradita la prenotazione).
I Club Itaca sono centri di riabilitazione non sanitaria per persone con disturbi psichici che seguono il metodo “Clubhouses”, metodo specifico di riabilitazione regolato da principi e linee guida internazionali (36 Standards), basato sulla “Giornata strutturata dal lavoro” (Work ordered day).
Il progetto ha previsto tre importanti esperienze di formazione Empad (Empowering of adults) all’estero e nello specifico ad Amsterdam, Monaco e Stoccolma con l’obiettivo di apprendere metodologie e strumenti del metodo “Clubhouse”, per migliorare e potenziare in Italia il lavoro di riabilitazione e al fine dell’accreditamento nazionale ed internazionale.
Il Club Itaca Villa Adriana ospiterà pertanto i partecipanti italiani al progetto e presenterà pubblicamente i risultati conseguiti. E’ un momento importante per mostrare in generale l’efficacia del metodo e nello specifico l’impatto delle formazioni all’estero sul lavoro in Italia e nel percorso individuale di riabilitazione dei soci.
Vi aspettiamo numerosi il 15 aprile alle 17.30 in via San Lorenzo 280 a Palermo, per presentarvi i risultati del progetto e raccontarvi le esperienze dei soci e dello staff all’estero. A seguire apericena con prodotti bio e a km 0 preparato dai soci del Club Itaca Villa Adriana (è gradita la prenotazione).
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Finalmente la Legge antisprechi
E' stata approvata la mattina del 17 marzo 2016 alla Camera la legge antisprechi nel settore alimentare dal titolo "Norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale", un testo unificato la cui prima firmataria è l'onorevole Gadda del Pd . La legge, che raccoglie in sé i contributi di diverse pdl e attorno al quale si è raggiunta un sintesi significativa, è stata licenziata dalla Commissione Affari Sociali a inizio marzo e ha raccolto i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Giustizia, Finanze, Cultura, Ambiente, Attività produttive, Lavoro, Agricoltura e Politiche Ue. Un viatico importante per la votazione di queste ore, che infatti ha visto ben 276 voti a favore, 106 astenuti e zero voti contrari.
Gli obiettivi
Ma ecco che cosa prevede l'articolato definitivo della legge. Innanzitutto, l'obiettivo è ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti, favorendo il recupero e la donazione di tutte le eccedenze a fini di solidarietà sociale e promuovendo il riuso e il riciclo. Un obiettivo che la legge raggiunge rendendo più fluido, agevolando anche con nuove risorse e semplificando il sistema che ha come principali protagonisti Onlus, grande distribuzione, organizzazioni agricole, imprese.
L’idea di fondo è che le eccedenze alimentari (per esempio gli alimenti invenduti per carenza di domanda o ritirati dalla vendita perché rimanenze di attività promozionali) e gli alimenti recuperati (prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per motivi commerciali o estetici o perché prossimi alla data di scadenza, nel rispetto rigoroso delle misure di conservazione) non sono rifiuti, ma cibo “buono” che può essere utilizzato per chi ne ha bisogno. Le norme favoriscono anche il recupero e la “donazione” dei prodotti farmaceutici (sempre nel rigoroso rispetto delle misure di conservazione e validità) e la ricerca sul confezionamento dei prodotti alimentari per limitare gli sprechi e ridurre le eccedenze e i rifiuti.
Non solo onlus
Il testo stabilisce innanzitutto che «gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti cessionari i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto cessionario» e obbligando le organizzazioni che ritirano le eccedenze a destinarle a favore di persone indigenti. Altra disposizione importante è quella che prevede la possibilità di cedere le eccedenze alimentari anche «oltre il termine minimo di conservazione, purché siano garantite l’integrità dell’imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione» inoltre, gli alimenti prodotti della panificazione invenduti o eccedenti, che non hanno bisogno di essere conservati in frigo, possono essere ceduti entro le 24 ore successive alla produzione anche da parte di supermercati, hotel o ristoranti. Ovviamente spetta alle organizzazioni che ritirano il cibo rispettare le corrette regole di conservazione che garantiscono igiene e sicurezza, e devono inoltre selezionarli per assicurarsi che arrivino agli indigenti in condizioni idonee al consumo.
Per quanto riguarda i soggetti che possono ritirare e distribuire le eccedenze, la legge aggiunge alle onlus anche tutti gli enti privati non profit che «promuovono e realizzano attività d’interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità». Sempre per quanto riguarda lo spreco di cibo, via libera anche in Italia alla doggy bag, il contenitore di cui i ristoranti potranno dotarsi per permettere al cliente di portare via quanto non consumato.
Fondi e sgravi fiscali
Sul versante economico, il testo stanzia risorse specifiche (3 milioni di euro per il 2016, e almeno altri 2 milioni per il 2017 e il 2018, articoli 10 e 11) e insiste sugli incentivi e sulla semplificazione burocratica. Per esempio, chi dona (inclusi i soggetti della grande distribuzione) non solo potrà fare una dichiarazione consuntiva a fine mese – attualmente va fatta 5 giorni prima della cessione – ma avrà agevolazioni fiscali e potrà ottenere uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato (articoli 14 e 16). Per un quantitativo donato inferiore ai 15mila euro è poi possibile non effettuare dichiarazioni. La legge amplia anche le categorie dei prodotti che possono essere cedute agli indigenti, includendo anche i prodotti farmaceutici. Le associazioni di volontariato potranno anche recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta, sempre a sostegno degli indigenti. E’ prevista inoltre la possibilità (articolo 6) di distribuire beni alimentari confiscati che oggi esiste già ma è a discrezione dei magistrati.
Il provvedimento rifinanzia con 2 milioni di euro il Fondo già esistente per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti (che opera da un paio di anni, con risorse inferiori, mettendo insieme grande distribuzione, industria, enti caritativi e organizzazioni agricole) e istituisce presso il Ministero dell’agricoltura un nuovo Fondo con dotazione di 3 milioni di euro dal 2016 al 2018 (un milione per ogni anno) per finanziare progetti innovativi sulla riduzione degli sprechi, con particolare attenzione alla produzione di imballaggi riutilizzabili o riciclabili (il cosiddetto packaging intelligente antispreco articolo 10). Un altro milione di euro all’anno a partire dal 2017 viene destinato al Fondo del Ministero dell’ambiente sulla riduzione dei rifiuti alimentari.
Un impegno rispettato
«Questo è un testo che ha visto una convergenza sostanziale da parte di tutti i gruppi politici», osserva l'onorevole Mario Marazziti, presidente della Commissione Affari Sociali. «La relatrice onorevole Gadda ha svolto un ampio lavoro di ascolto e la Commissione ha lavorato bene. Non dimentichiamo che questa è una materia che attiene le competenze di tre ministeri, Agricoltura, Ambiente e Salute, e contiene anche una parte fiscale molto dettagliata». Nel corso dell'iter, durato meno di un anno, sottolinea Marazziti, si è puntato ad affrontare tre aspetti: quello della semplificazione, quello della sicurezza alimentare e quello fiscale. «Si è inteso favorire tutte quelle organizzazioni che contribuiscono a ridurre lo spreco, come il mondo delle aziende, della gdo e della ristorazione, e i soggetti che raccolgono e distribuiscono il cibo agli indigenti», spiega ancora il presidente. «Molta attenzione è stata poi posta alla sicurezza alimentare, in modo da garantire che ai poveri arrivi cibo "buono", e infine si è chiarito che le donazioni sono atti liberali, e non scorciatoie per mettere in atto qualsivoglia pratica di evasione fiscale». Il tutto nell'ambito di un processo condiviso che ha visto le associazioni attive nel settore del recupero delle eccedenze trasformarsi in interlocutori privilegiati del legislatore e del governo: «Un governo che ha voluto dare un segnale preciso e no simbolico della propria volontà di avviare una concreta azione contro lo spreco: prova ne sia«, conclude Mario Marazziti, «lo stanziamento di 2 milioni in più per il Fondo per gli indigenti e la creazione di altri due fondi, uno per l'innovazione e uno per la prevenzione». (da Vita.it)
Gli obiettivi
Ma ecco che cosa prevede l'articolato definitivo della legge. Innanzitutto, l'obiettivo è ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti, favorendo il recupero e la donazione di tutte le eccedenze a fini di solidarietà sociale e promuovendo il riuso e il riciclo. Un obiettivo che la legge raggiunge rendendo più fluido, agevolando anche con nuove risorse e semplificando il sistema che ha come principali protagonisti Onlus, grande distribuzione, organizzazioni agricole, imprese.
L’idea di fondo è che le eccedenze alimentari (per esempio gli alimenti invenduti per carenza di domanda o ritirati dalla vendita perché rimanenze di attività promozionali) e gli alimenti recuperati (prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per motivi commerciali o estetici o perché prossimi alla data di scadenza, nel rispetto rigoroso delle misure di conservazione) non sono rifiuti, ma cibo “buono” che può essere utilizzato per chi ne ha bisogno. Le norme favoriscono anche il recupero e la “donazione” dei prodotti farmaceutici (sempre nel rigoroso rispetto delle misure di conservazione e validità) e la ricerca sul confezionamento dei prodotti alimentari per limitare gli sprechi e ridurre le eccedenze e i rifiuti.
Non solo onlus
Il testo stabilisce innanzitutto che «gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti cessionari i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto cessionario» e obbligando le organizzazioni che ritirano le eccedenze a destinarle a favore di persone indigenti. Altra disposizione importante è quella che prevede la possibilità di cedere le eccedenze alimentari anche «oltre il termine minimo di conservazione, purché siano garantite l’integrità dell’imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione» inoltre, gli alimenti prodotti della panificazione invenduti o eccedenti, che non hanno bisogno di essere conservati in frigo, possono essere ceduti entro le 24 ore successive alla produzione anche da parte di supermercati, hotel o ristoranti. Ovviamente spetta alle organizzazioni che ritirano il cibo rispettare le corrette regole di conservazione che garantiscono igiene e sicurezza, e devono inoltre selezionarli per assicurarsi che arrivino agli indigenti in condizioni idonee al consumo.
Per quanto riguarda i soggetti che possono ritirare e distribuire le eccedenze, la legge aggiunge alle onlus anche tutti gli enti privati non profit che «promuovono e realizzano attività d’interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità». Sempre per quanto riguarda lo spreco di cibo, via libera anche in Italia alla doggy bag, il contenitore di cui i ristoranti potranno dotarsi per permettere al cliente di portare via quanto non consumato.
Fondi e sgravi fiscali
Sul versante economico, il testo stanzia risorse specifiche (3 milioni di euro per il 2016, e almeno altri 2 milioni per il 2017 e il 2018, articoli 10 e 11) e insiste sugli incentivi e sulla semplificazione burocratica. Per esempio, chi dona (inclusi i soggetti della grande distribuzione) non solo potrà fare una dichiarazione consuntiva a fine mese – attualmente va fatta 5 giorni prima della cessione – ma avrà agevolazioni fiscali e potrà ottenere uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato (articoli 14 e 16). Per un quantitativo donato inferiore ai 15mila euro è poi possibile non effettuare dichiarazioni. La legge amplia anche le categorie dei prodotti che possono essere cedute agli indigenti, includendo anche i prodotti farmaceutici. Le associazioni di volontariato potranno anche recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta, sempre a sostegno degli indigenti. E’ prevista inoltre la possibilità (articolo 6) di distribuire beni alimentari confiscati che oggi esiste già ma è a discrezione dei magistrati.
Il provvedimento rifinanzia con 2 milioni di euro il Fondo già esistente per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti (che opera da un paio di anni, con risorse inferiori, mettendo insieme grande distribuzione, industria, enti caritativi e organizzazioni agricole) e istituisce presso il Ministero dell’agricoltura un nuovo Fondo con dotazione di 3 milioni di euro dal 2016 al 2018 (un milione per ogni anno) per finanziare progetti innovativi sulla riduzione degli sprechi, con particolare attenzione alla produzione di imballaggi riutilizzabili o riciclabili (il cosiddetto packaging intelligente antispreco articolo 10). Un altro milione di euro all’anno a partire dal 2017 viene destinato al Fondo del Ministero dell’ambiente sulla riduzione dei rifiuti alimentari.
Un impegno rispettato
«Questo è un testo che ha visto una convergenza sostanziale da parte di tutti i gruppi politici», osserva l'onorevole Mario Marazziti, presidente della Commissione Affari Sociali. «La relatrice onorevole Gadda ha svolto un ampio lavoro di ascolto e la Commissione ha lavorato bene. Non dimentichiamo che questa è una materia che attiene le competenze di tre ministeri, Agricoltura, Ambiente e Salute, e contiene anche una parte fiscale molto dettagliata». Nel corso dell'iter, durato meno di un anno, sottolinea Marazziti, si è puntato ad affrontare tre aspetti: quello della semplificazione, quello della sicurezza alimentare e quello fiscale. «Si è inteso favorire tutte quelle organizzazioni che contribuiscono a ridurre lo spreco, come il mondo delle aziende, della gdo e della ristorazione, e i soggetti che raccolgono e distribuiscono il cibo agli indigenti», spiega ancora il presidente. «Molta attenzione è stata poi posta alla sicurezza alimentare, in modo da garantire che ai poveri arrivi cibo "buono", e infine si è chiarito che le donazioni sono atti liberali, e non scorciatoie per mettere in atto qualsivoglia pratica di evasione fiscale». Il tutto nell'ambito di un processo condiviso che ha visto le associazioni attive nel settore del recupero delle eccedenze trasformarsi in interlocutori privilegiati del legislatore e del governo: «Un governo che ha voluto dare un segnale preciso e no simbolico della propria volontà di avviare una concreta azione contro lo spreco: prova ne sia«, conclude Mario Marazziti, «lo stanziamento di 2 milioni in più per il Fondo per gli indigenti e la creazione di altri due fondi, uno per l'innovazione e uno per la prevenzione». (da Vita.it)
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giovedì 17 marzo 2016
Il Volontariato che dà energia. Incontri provinciali di riflessione e avvio programmazione
Si svolgono in tutte le province della Sicilia. Per quel che riguarda il CeSVoP gli appuntamenti sono a Trapani il 19 marzo, a Caltanissetta l'1 aprile, ad Agrigento il 4 aprile a a Palermo l'8 aprile. Tutti gli incontri sono dalle ore 9,30 alle 17. Qui sotto i luoghi e gli altri dettagli nella lettera di invito della presidente del CeSVoP, Giuditta Petrillo.
Care e cari Presidenti delle Organizzazioni di Volontariato della Sicilia occidentale,
dopo l'esperienza nel 2015 che nei territori della Sicilia occidentale ci ha portato ad ampliare le "alleanze" e ad incrociare le nostre strade con quelle di istituzioni, enti locali e realtà sociali alla riscoperta dei beni comuni e di nuovi percorsi di inclusione sociale e partecipazione, è tempo di dare continuità e più forza al percorso. Possiamo partire dai risultati rilevanti che abbiamo ottenuto: il miglioramento e potenziamento del coordinamento e della cooperazione fra organizzazioni di volontariato; l'attenzione ai beni comuni e agli strumenti amministrativi che si possono attivare per una gestione e tutela partecipata degli spazi pubblici; l'attivazione di nuove esperienze di Case del Volontariato; progetti e attività di animazione territoriale; percorsi educativi e di sensibilizzazione sulle risorse dei territori e sull'attenzione ai meno tutelati, ecc.
Per dare ulteriori prospettive a tutto questo impegno, volevo invitarvi a degli incontri provinciali nei quali rifletteremo su quale ruolo e impegni assumere come volontari alla luce della situazione "fotografata" dalla recente Ricerca che abbiamo condotto sui bisogni del volontariato siciliano e sulla scorta dei possibili scenari che potrebbero delinearsi con la Riforma del Terzo settore che è in discussione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Tale Riforma ha aperto un ampio dibattito a livello nazionale, tanto da sollecitare una ulteriore autoconvocazione del volontariato italiano che si svolgerà a Lucca, nell'ambito del Festival del Volontariato, dal 14 al 17 aprile 2016. In particolare, fra i temi posti in questione dal disegno di legge delega vi sono anche: le modalità e le forme di rappresentanza del volontariato; i rapporti all'interno del Terzo settore; i meccanismi di finanziamento del volontariato stabiliti dalla legge 266/91; il sistema e il ruolo dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Dentro tale cornice si intrecciano, dunque, orizzonti e problematiche inedite. Per questo, negli incontri provinciali che il CeSVoP vi propone, dovremo affrontare importanti domande: quali forme sta assumendo il volontariato nelle nostre realtà? Che sfide dovranno affrontare le OdV? Come reinterpretare l'intuizione del CeSVoP di garantire alle OdV le delegazioni territoriali, come "luoghi" di confronto e progettazione comune? Quali coordinate operative seguire in continuità con la programmazione sin qui svolta, sia a livello distrettuale che interdistrettuale? Quali strumenti di coordinamento fra le OdV? Quali spazi creare per forme di nuova socialità e solidarietà, di partecipazione e integrazione sociale, di crescita della consapevolezza dei diritti?
Si tratta di interrogativi di non poco conto e a cui tenteremo di dare risposte nel corso degli incontri che si terranno:
- il 19 marzo 2016 con le OdV della provincia di Trapani, presso Oratorio Salesiano in Via G.B. Fardella 28, Trapani (MAPPA), dalle ore 9,30 alle 17;
- l'1 aprile 2016 con le OdV della provincia di Caltanissetta, presso la Casa del Volontariato e delle Culture, via Xiboli 310, Caltanissetta (MAPPA), dalle ore 9,30 alle 17;
- il 4 aprile 2016 con le OdV della provincia di Agrigento, presso la Sezione esterna della Biblioteca comunale Santo Spirito al Centro civico commerciale, Via Fontanelle 33, Fontanelle-Agrigento (MAPPA), dalle ore 9,30 alle 17;
- l'8 aprile 2016 con le OdV della provincia di Palermo, presso l'Opera Pia Santa Lucia, Via Principe di Belmonte 105, Palermo (MAPPA), dalle ore 9,30 alle 17.
In attesa di vederci negli incontri suindicati, vi porgo i miei più cordiali saluti.
Giuditta Petrillo, presidente del CeSVoP
Care e cari Presidenti delle Organizzazioni di Volontariato della Sicilia occidentale,
dopo l'esperienza nel 2015 che nei territori della Sicilia occidentale ci ha portato ad ampliare le "alleanze" e ad incrociare le nostre strade con quelle di istituzioni, enti locali e realtà sociali alla riscoperta dei beni comuni e di nuovi percorsi di inclusione sociale e partecipazione, è tempo di dare continuità e più forza al percorso. Possiamo partire dai risultati rilevanti che abbiamo ottenuto: il miglioramento e potenziamento del coordinamento e della cooperazione fra organizzazioni di volontariato; l'attenzione ai beni comuni e agli strumenti amministrativi che si possono attivare per una gestione e tutela partecipata degli spazi pubblici; l'attivazione di nuove esperienze di Case del Volontariato; progetti e attività di animazione territoriale; percorsi educativi e di sensibilizzazione sulle risorse dei territori e sull'attenzione ai meno tutelati, ecc.
Per dare ulteriori prospettive a tutto questo impegno, volevo invitarvi a degli incontri provinciali nei quali rifletteremo su quale ruolo e impegni assumere come volontari alla luce della situazione "fotografata" dalla recente Ricerca che abbiamo condotto sui bisogni del volontariato siciliano e sulla scorta dei possibili scenari che potrebbero delinearsi con la Riforma del Terzo settore che è in discussione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Tale Riforma ha aperto un ampio dibattito a livello nazionale, tanto da sollecitare una ulteriore autoconvocazione del volontariato italiano che si svolgerà a Lucca, nell'ambito del Festival del Volontariato, dal 14 al 17 aprile 2016. In particolare, fra i temi posti in questione dal disegno di legge delega vi sono anche: le modalità e le forme di rappresentanza del volontariato; i rapporti all'interno del Terzo settore; i meccanismi di finanziamento del volontariato stabiliti dalla legge 266/91; il sistema e il ruolo dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Dentro tale cornice si intrecciano, dunque, orizzonti e problematiche inedite. Per questo, negli incontri provinciali che il CeSVoP vi propone, dovremo affrontare importanti domande: quali forme sta assumendo il volontariato nelle nostre realtà? Che sfide dovranno affrontare le OdV? Come reinterpretare l'intuizione del CeSVoP di garantire alle OdV le delegazioni territoriali, come "luoghi" di confronto e progettazione comune? Quali coordinate operative seguire in continuità con la programmazione sin qui svolta, sia a livello distrettuale che interdistrettuale? Quali strumenti di coordinamento fra le OdV? Quali spazi creare per forme di nuova socialità e solidarietà, di partecipazione e integrazione sociale, di crescita della consapevolezza dei diritti?
Si tratta di interrogativi di non poco conto e a cui tenteremo di dare risposte nel corso degli incontri che si terranno:
- il 19 marzo 2016 con le OdV della provincia di Trapani, presso Oratorio Salesiano in Via G.B. Fardella 28, Trapani (MAPPA), dalle ore 9,30 alle 17;
- l'1 aprile 2016 con le OdV della provincia di Caltanissetta, presso la Casa del Volontariato e delle Culture, via Xiboli 310, Caltanissetta (MAPPA), dalle ore 9,30 alle 17;
- il 4 aprile 2016 con le OdV della provincia di Agrigento, presso la Sezione esterna della Biblioteca comunale Santo Spirito al Centro civico commerciale, Via Fontanelle 33, Fontanelle-Agrigento (MAPPA), dalle ore 9,30 alle 17;
- l'8 aprile 2016 con le OdV della provincia di Palermo, presso l'Opera Pia Santa Lucia, Via Principe di Belmonte 105, Palermo (MAPPA), dalle ore 9,30 alle 17.
In attesa di vederci negli incontri suindicati, vi porgo i miei più cordiali saluti.
Giuditta Petrillo, presidente del CeSVoP
3 ottobre, in Italia sarà la Giornata della Memoria delle vittime dell'immigrazione
Il 3 ottobre sarà la Giornata della memoria, in ricordo di tutte le vittime dell’immigrazione. Il 16 marzo mattina è arrivato l’ok definitivo del Senato. Hanno votato a favore 143 senatori, mentre 9 sono stati i no e 69 gli astenuti. Il provvedimento ora è legge. La Giornata in memoria delle vittime dell''immigrazione sarà celebrata in tutta Italia nell’ anniversario della tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, quando a causa del naufragio di una imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti vi furono 368 morti accertati e circa 20 dispersi.
"Per noi quella di oggi è una grande vittoria - sottolinea soddisfatto ed emozionato Tareke Brhane, portave del Comitato 3 ottobre, - ed è soprattuto un riconoscimento importante per il dolore di tutti i familiari delle vittime, ma anche per il lavoro fatto in questi anni dalle organizzazioni e dalla sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini. Sono passati 854 giorni dalla tragedia, sono stati giorni non facili, in cui abbiamo dovuto contare tante altre vittime. La Giornata della memoria servirà a ricordare tutto questo. Per noi oggi non è la fine ma l'inizio di un percorso - aggiunge -: vogliamo spiegare ai giovani quello che è successo tre anni fa e che purtroppo succede ancora troppo spesso". Anche Branhe è arrivato in Italia via mare, e oggi è un rifugiato politico nel nostro paese: "per me è un'emozione fortissima a livello anche personale, perché so cosa significa rischiare la vita in mare". Il Comitato 3 Ottobre aveva presentato la proposta di legge a novembre 2013. I primi firmatari sono stati Ermete Realacci, Paolo Beni e Khalid Chaouki.
Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente del Senato Pietro Grasso: ''la Repubblica riconosce il giorno 3 ottobre quale Giornata nazionale in memoria delle vittime dell''immigrazione, di seguito denominata ''Giornata nazionale'', al fine di conservare e di rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria - scrive sul suo profilo Facebook - Era il 3 ottobre del 2013 quando un barcone affondò vicino a Lampedusa: solo quel giorno morirono 366 persone- ricorda Grasso- dall'inizio del 2015 sono state circa 4.200 le vittime nel Mediterraneo. Fermiamoci un solo istante, proviamo a scomporre questo numero enorme in tante singole persone e ad associare ad ognuna un nome, un volto, desideri, sogni, paure, debolezze: così possiamo capire quanto grande sia la tragedia che si consuma giorno dopo giorno a largo delle nostre coste". I barconi "affondano anche sotto il peso del fardello delle storie di chi fugge da orribili tragedie, da guerre, da povertà assoluta. Sono uomini e donne come noi che però non hanno più nulla e che cercano disperatamente un futuro- dice il presidente del Senato- l'Europa deve superare egoismi e divisioni: dobbiamo fare la nostra parte, ricordare le vittime ma, soprattutto, agire per evitare che altre migliaia di persone trovino la morte nei nostri mari". "L'approvazione oggi della legge che istituisce la Giornata per la memoria vittime migranti è un segno civiltà del nostro Parlamento"ha scritto su Twitter la presidente della Camera, Laura Boldrini.
L'Unhcr: "Momento di profonda riflessione". Secondo L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiat, “l’approvazione di tale legge arriva in un momento storico senza precedenti per il Mediterraneo e l’Europa intera”. “L’istituzione ufficiale di una giornata della memoria e dell’accoglienza – dichiara Laurens Jolles, delegato Unhcr per il Sud Europa – rappresenta un passo importante per ricordare tutte le vittime dell’immigrazione e una grande opportunità per la scuola italiana per affrontare il tema dell’asilo e dell’integrazione. Dal 3 ottobre 2013 ad oggi l’Unhcr stima che oltre 8 mila persone abbiano perso la vita in mare di cui circa 450 solo nei primi mesi del 2016. Finora quest’anno oltre 153 mila persone, di cui un terzo bambini, hanno attraversato il Mediterraneo e il 96% di loro proviene dai 10 principali paesi produttori di rifugiati”. L’Unhcr auspica che la Giornata della memoria e dell’accoglienza “promuova una profonda riflessione sulla istituzione di vie legali che consentano alle persone in fuga di arrivare in Europa senza rischiare la vita in mare”.
Save the Children: “La Giornata si traduca in un impegno concreto concreto di accoglienza”. Il direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children, Raffaela Milano, afferma: “Accogliamo con soddisfazione la notizia dell’istituzione del 3 ottobre come Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione approvata oggi dal Senato, che assume un significato simbolico perché votata alla vigilia di un vertice europeo di grande valenza, dal quale attendiamo una risposta concreta all’emergenza umanitaria in atto”.
Da quel tragico 3 ottobre, l’Italia ha assunto un forte impegno nel salvataggio delle vite umane. “Ciononostante – precisa la Milano -, ancora molto rimane da fare. Il dramma dei migranti continua a perpetrarsi davanti ai nostri occhi, dentro ai confini europei. Non possiamo ignorare le ripetute violazioni dei diritti umani e la chiusura arbitraria delle frontiere, che provocano grande sofferenza e deprivazione per i migranti, e le morti in mare, che rimangono purtroppo una terribile realtà all’ordine del giorno. Solo ponendo fine al susseguirsi di questi tragici eventi con politiche adeguate di accoglienza a livello europeo si coglierebbe davvero il senso più profondo di questa Giornata”. (fonte Redattore sociale)
"Per noi quella di oggi è una grande vittoria - sottolinea soddisfatto ed emozionato Tareke Brhane, portave del Comitato 3 ottobre, - ed è soprattuto un riconoscimento importante per il dolore di tutti i familiari delle vittime, ma anche per il lavoro fatto in questi anni dalle organizzazioni e dalla sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini. Sono passati 854 giorni dalla tragedia, sono stati giorni non facili, in cui abbiamo dovuto contare tante altre vittime. La Giornata della memoria servirà a ricordare tutto questo. Per noi oggi non è la fine ma l'inizio di un percorso - aggiunge -: vogliamo spiegare ai giovani quello che è successo tre anni fa e che purtroppo succede ancora troppo spesso". Anche Branhe è arrivato in Italia via mare, e oggi è un rifugiato politico nel nostro paese: "per me è un'emozione fortissima a livello anche personale, perché so cosa significa rischiare la vita in mare". Il Comitato 3 Ottobre aveva presentato la proposta di legge a novembre 2013. I primi firmatari sono stati Ermete Realacci, Paolo Beni e Khalid Chaouki.
Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente del Senato Pietro Grasso: ''la Repubblica riconosce il giorno 3 ottobre quale Giornata nazionale in memoria delle vittime dell''immigrazione, di seguito denominata ''Giornata nazionale'', al fine di conservare e di rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria - scrive sul suo profilo Facebook - Era il 3 ottobre del 2013 quando un barcone affondò vicino a Lampedusa: solo quel giorno morirono 366 persone- ricorda Grasso- dall'inizio del 2015 sono state circa 4.200 le vittime nel Mediterraneo. Fermiamoci un solo istante, proviamo a scomporre questo numero enorme in tante singole persone e ad associare ad ognuna un nome, un volto, desideri, sogni, paure, debolezze: così possiamo capire quanto grande sia la tragedia che si consuma giorno dopo giorno a largo delle nostre coste". I barconi "affondano anche sotto il peso del fardello delle storie di chi fugge da orribili tragedie, da guerre, da povertà assoluta. Sono uomini e donne come noi che però non hanno più nulla e che cercano disperatamente un futuro- dice il presidente del Senato- l'Europa deve superare egoismi e divisioni: dobbiamo fare la nostra parte, ricordare le vittime ma, soprattutto, agire per evitare che altre migliaia di persone trovino la morte nei nostri mari". "L'approvazione oggi della legge che istituisce la Giornata per la memoria vittime migranti è un segno civiltà del nostro Parlamento"ha scritto su Twitter la presidente della Camera, Laura Boldrini.
L'Unhcr: "Momento di profonda riflessione". Secondo L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiat, “l’approvazione di tale legge arriva in un momento storico senza precedenti per il Mediterraneo e l’Europa intera”. “L’istituzione ufficiale di una giornata della memoria e dell’accoglienza – dichiara Laurens Jolles, delegato Unhcr per il Sud Europa – rappresenta un passo importante per ricordare tutte le vittime dell’immigrazione e una grande opportunità per la scuola italiana per affrontare il tema dell’asilo e dell’integrazione. Dal 3 ottobre 2013 ad oggi l’Unhcr stima che oltre 8 mila persone abbiano perso la vita in mare di cui circa 450 solo nei primi mesi del 2016. Finora quest’anno oltre 153 mila persone, di cui un terzo bambini, hanno attraversato il Mediterraneo e il 96% di loro proviene dai 10 principali paesi produttori di rifugiati”. L’Unhcr auspica che la Giornata della memoria e dell’accoglienza “promuova una profonda riflessione sulla istituzione di vie legali che consentano alle persone in fuga di arrivare in Europa senza rischiare la vita in mare”.
Save the Children: “La Giornata si traduca in un impegno concreto concreto di accoglienza”. Il direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children, Raffaela Milano, afferma: “Accogliamo con soddisfazione la notizia dell’istituzione del 3 ottobre come Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione approvata oggi dal Senato, che assume un significato simbolico perché votata alla vigilia di un vertice europeo di grande valenza, dal quale attendiamo una risposta concreta all’emergenza umanitaria in atto”.
Da quel tragico 3 ottobre, l’Italia ha assunto un forte impegno nel salvataggio delle vite umane. “Ciononostante – precisa la Milano -, ancora molto rimane da fare. Il dramma dei migranti continua a perpetrarsi davanti ai nostri occhi, dentro ai confini europei. Non possiamo ignorare le ripetute violazioni dei diritti umani e la chiusura arbitraria delle frontiere, che provocano grande sofferenza e deprivazione per i migranti, e le morti in mare, che rimangono purtroppo una terribile realtà all’ordine del giorno. Solo ponendo fine al susseguirsi di questi tragici eventi con politiche adeguate di accoglienza a livello europeo si coglierebbe davvero il senso più profondo di questa Giornata”. (fonte Redattore sociale)
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L'aula del Senato inizia l'esame del Disegno di legge delega sulla Riforma del Terzo settore
E' arrivato il via libera della Commissione Affari Costituzionali al testo del ddl delega: da oggi, 17 marzo 2016, l'Aula di Palazzo Madama analizza il provvedimento (se vuoi seguire la seduta in diretta CLICCA QUI e per scaricare il testo in discussione CLICCA QUI).
Ancora da sciogliere i nodi sulla nascita della Fondazione Italia Sociale.
Dopo il via libera della Commissione Affari Costituzionali, che ieri ha concluso l'analisi dei numerosi emendamenti presentati, arriva oggi in Aula al Senato il disegno di legge delega di riforma del terzo settore e di istituzione del servizio civile universale. Un testo che giunge all'Assemblea cambiato rispetto a quello approvato dalla Camera nell'aprile 2015 e che, nelle intenzioni del governo e della maggioranza, una volta licenziato da Palazzo Madama dovrà poi ritornare blindato alla Camera per l'approvazione definitiva.
Dopo le modifiche attuate la scorsa settimana, nelle due sedute del 15 e 16 marzo la Commissione ha votato gli emendamenti relativi all'articolo 9 (quello riguardante il fisco) e agli articoli 10 e 11 sulle disposizioni transitorie e la previsione di relazione al Parlamento. Non è stato invece messo ai voti l'emendamento presentato in extremis dal governo con l'istituzione della Fondazione Italia Sociale, che ha suscitato un vivace dibattito destinato a trasferirsi dalla Commissione all'Aula, tenendo conto che l'esecutivo ha deciso di non insistere in Commissione (ritirando l'emendamento) per confrontarsi direttamente in Aula, dove sarà riproposto in una versione però riveduta e corretta, tenendo conto delle più interessanti proposte di modifica giunte finora.
Il tema della Fondazione è piuttosto dibattuto. Secondo il relatore Stefano Lepri (Pd) l'obiettivo da considerare è l'istituzione di una struttura statale, a livello nazionale, che sia capace di attrarre le donazioni di imprese e cittadini, sotto forma di prestiti, erogazioni a fondo perduto o anticipazioni di capitale, destinate agli enti del Terzo settore. La Fondazione offrirebbe garanzie circa la destinazione pubblica delle risorse e l'elevato impatto sociale e occupazionale dei progetti realizzati. Rispetto alla prima formulazione, l'intendimento è quello di accogliere alcune proposte di modifica, a partire da quella che precisa come i soggetti che beneficeranno delle iniziative della Fondazione saranno esclusivamente gli enti del Terzo settore (e non più genericamente gli interventi innovativi caratterizzati dalla produzione di beni e servizi che, senza scopo di lucro, siano idonei a conseguire con un elevato impatto sociale e occupazionale). D'altro canto, verrà eliminata la previsione che il patrimonio della Fondazione possa essere incrementato anche da apporti dello Stato o di soggetti pubblici: “Se si intende incentivare la donazione da parte di privati, imprese e cittadini, sarebbe irragionevole – argomenta il relatore Lepri - consentire la destinazione di risorse anche da parte di soggetti pubblici”. Sarà anche proposto di acquisire il parere delle competenti Commissioni parlamentari per l'approvazione dello statuto della Fondazione, ed è plausibile che le attività svolte e le risorse impiegate siano oggetto di una apposita relazione al Parlamento.
Modifiche che non piacciono più di tanto alle opposizioni. Forza Italia (con la senatrice Bernini) fa notare la natura incerta della Fondazione, ne sottolinea i tratti di rigidità, critica lo stanziamento iniziale a carico dello Stato e paventa un turbamento al settore delle charity e del volontariato (la nuova Fondazione godrebbe, proprio grazie al contributo statale, di un vantaggio competitivo). Il Movimento 5 Stelle, con il senatore Crimi, ha sottolineato a netta contrarietà del gruppo alla proposta, mentre Sel (con la senatrice De Petris) ha evidenziato il rischio che la struttura attragga il flusso di donazioni private, drenando risorse che altrimenti sarebbero destinate alle associazioni di volontariato già esistenti, e si è espresso in modo molto severo circa il fatto che non venga indicato dal testo proposto dal governo il soggetto competente a definire le priorità e la scelta dei progetti da realizzare. Ma proposte di modifica corpose arrivano anche da dentro il Pd.
Rispondendo ad alcune sollecitazioni, il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali Luigi Bobba ha ribadito che “lo strumento della Fondazione non è affatto alternativo rispetto all'intervento del welfare pubblico o agli enti del Terzo settore” e che l'iniziativa (che si richiama a una analoga esperienza francese) ha lo scopo di “organizzare l'area della filantropia, attraendo i grandi donatori che preferiscono affidarsi a un ente strutturato e organizzato, piuttosto che costituire fondazioni di carattere privato”. Bobba spiega che la Fondazione, pur avendo una finalità pubblica, avrà natura giuridica privata, sull'esempio di ciò che avviene già oggi per l'Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova. Il nuovo soggetto avrà natura operativa, in quanto assumerà la responsabilità - anche sulla base delle competenze che saprà incorporare - nella gestione e nella realizzazione di progetti di alto valore sociale e occupazionale, i quali potranno riguardare (è una delle proposte di modifica che potrebbe essere accolta) principalmente i territori disagiati. Secondo Bobba “il nuovo soggetto avrà un valore complementare rispetto agli enti del Terzo settore, grazie alla sua capacità di attrarre le donazioni dei soggetti privati rilevanti sotto il profilo economico e scoraggiando, al contempo, la moltiplicazione di fondazioni di piccola entità”. La Fondazione non beneficerà di trattamenti fiscali privilegiati. Sebbene quindi “non vi sia una garanzia sul risultato dell'iniziativa” Bobba afferma di ritenere che le condizioni siano favorevoli per conseguire l'obiettivo di finalizzare le risorse al miglioramento della qualità e della consistenza dei progetti con finalità sociale. Un auspicio sul quale da oggi dovrò pronunciarsi l'Aula del Senato. (ska) (fonte Redattore sociale)
Ancora da sciogliere i nodi sulla nascita della Fondazione Italia Sociale.
Dopo il via libera della Commissione Affari Costituzionali, che ieri ha concluso l'analisi dei numerosi emendamenti presentati, arriva oggi in Aula al Senato il disegno di legge delega di riforma del terzo settore e di istituzione del servizio civile universale. Un testo che giunge all'Assemblea cambiato rispetto a quello approvato dalla Camera nell'aprile 2015 e che, nelle intenzioni del governo e della maggioranza, una volta licenziato da Palazzo Madama dovrà poi ritornare blindato alla Camera per l'approvazione definitiva.
Dopo le modifiche attuate la scorsa settimana, nelle due sedute del 15 e 16 marzo la Commissione ha votato gli emendamenti relativi all'articolo 9 (quello riguardante il fisco) e agli articoli 10 e 11 sulle disposizioni transitorie e la previsione di relazione al Parlamento. Non è stato invece messo ai voti l'emendamento presentato in extremis dal governo con l'istituzione della Fondazione Italia Sociale, che ha suscitato un vivace dibattito destinato a trasferirsi dalla Commissione all'Aula, tenendo conto che l'esecutivo ha deciso di non insistere in Commissione (ritirando l'emendamento) per confrontarsi direttamente in Aula, dove sarà riproposto in una versione però riveduta e corretta, tenendo conto delle più interessanti proposte di modifica giunte finora.
Il tema della Fondazione è piuttosto dibattuto. Secondo il relatore Stefano Lepri (Pd) l'obiettivo da considerare è l'istituzione di una struttura statale, a livello nazionale, che sia capace di attrarre le donazioni di imprese e cittadini, sotto forma di prestiti, erogazioni a fondo perduto o anticipazioni di capitale, destinate agli enti del Terzo settore. La Fondazione offrirebbe garanzie circa la destinazione pubblica delle risorse e l'elevato impatto sociale e occupazionale dei progetti realizzati. Rispetto alla prima formulazione, l'intendimento è quello di accogliere alcune proposte di modifica, a partire da quella che precisa come i soggetti che beneficeranno delle iniziative della Fondazione saranno esclusivamente gli enti del Terzo settore (e non più genericamente gli interventi innovativi caratterizzati dalla produzione di beni e servizi che, senza scopo di lucro, siano idonei a conseguire con un elevato impatto sociale e occupazionale). D'altro canto, verrà eliminata la previsione che il patrimonio della Fondazione possa essere incrementato anche da apporti dello Stato o di soggetti pubblici: “Se si intende incentivare la donazione da parte di privati, imprese e cittadini, sarebbe irragionevole – argomenta il relatore Lepri - consentire la destinazione di risorse anche da parte di soggetti pubblici”. Sarà anche proposto di acquisire il parere delle competenti Commissioni parlamentari per l'approvazione dello statuto della Fondazione, ed è plausibile che le attività svolte e le risorse impiegate siano oggetto di una apposita relazione al Parlamento.
Modifiche che non piacciono più di tanto alle opposizioni. Forza Italia (con la senatrice Bernini) fa notare la natura incerta della Fondazione, ne sottolinea i tratti di rigidità, critica lo stanziamento iniziale a carico dello Stato e paventa un turbamento al settore delle charity e del volontariato (la nuova Fondazione godrebbe, proprio grazie al contributo statale, di un vantaggio competitivo). Il Movimento 5 Stelle, con il senatore Crimi, ha sottolineato a netta contrarietà del gruppo alla proposta, mentre Sel (con la senatrice De Petris) ha evidenziato il rischio che la struttura attragga il flusso di donazioni private, drenando risorse che altrimenti sarebbero destinate alle associazioni di volontariato già esistenti, e si è espresso in modo molto severo circa il fatto che non venga indicato dal testo proposto dal governo il soggetto competente a definire le priorità e la scelta dei progetti da realizzare. Ma proposte di modifica corpose arrivano anche da dentro il Pd.
Rispondendo ad alcune sollecitazioni, il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali Luigi Bobba ha ribadito che “lo strumento della Fondazione non è affatto alternativo rispetto all'intervento del welfare pubblico o agli enti del Terzo settore” e che l'iniziativa (che si richiama a una analoga esperienza francese) ha lo scopo di “organizzare l'area della filantropia, attraendo i grandi donatori che preferiscono affidarsi a un ente strutturato e organizzato, piuttosto che costituire fondazioni di carattere privato”. Bobba spiega che la Fondazione, pur avendo una finalità pubblica, avrà natura giuridica privata, sull'esempio di ciò che avviene già oggi per l'Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova. Il nuovo soggetto avrà natura operativa, in quanto assumerà la responsabilità - anche sulla base delle competenze che saprà incorporare - nella gestione e nella realizzazione di progetti di alto valore sociale e occupazionale, i quali potranno riguardare (è una delle proposte di modifica che potrebbe essere accolta) principalmente i territori disagiati. Secondo Bobba “il nuovo soggetto avrà un valore complementare rispetto agli enti del Terzo settore, grazie alla sua capacità di attrarre le donazioni dei soggetti privati rilevanti sotto il profilo economico e scoraggiando, al contempo, la moltiplicazione di fondazioni di piccola entità”. La Fondazione non beneficerà di trattamenti fiscali privilegiati. Sebbene quindi “non vi sia una garanzia sul risultato dell'iniziativa” Bobba afferma di ritenere che le condizioni siano favorevoli per conseguire l'obiettivo di finalizzare le risorse al miglioramento della qualità e della consistenza dei progetti con finalità sociale. Un auspicio sul quale da oggi dovrò pronunciarsi l'Aula del Senato. (ska) (fonte Redattore sociale)
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martedì 8 marzo 2016
A Palermo presentazione del Coordinamento per la campagna referendaria contro le trivellazioni petrolifere in mare
Mentre è in fase di costituzione il Comitato referendario regionale “Vota Si per fermare le trivelle”, mercoledì 9 marzo, alle 10.30, a Villa Niscemi a Palermo viene presentato il coordinamento che sarà costituito da tutte quelle organizzazioni e movimenti della società civile che hanno aderito al comitato nazionale e da tutti coloro che in questi giorni vorranno dare il loro sostegno e partecipazione alla campagna referendaria per la consultazione fissata dal governo nazionale per il 17 aprile.
Il quesito referendario è relativo alla abrogazione dell'articolo 35 del cosiddetto “Sblocca Italia”, che concede alle compagnie petrolifere di continuare le attività di perforazione a mare fino alla vita utile del giacimento.
Per Legambiente Sicilia è necessaria una grande mobilitazione e partecipazione della società civile per consentire agli italiani di essere informati e di decidere democraticamente quale futuro energetico garantire al nostro Paese (i combustibili fossili o energie pulite e rinnovabili) e a quale prezzo si vuole mettere a rischio il nostro mare.
Legambiente chiede l'impegno e il contributo di tutte le organizzazioni del Terzo settore per un grande risultato per la democrazia e per il futuro del nostro Paese e per consentire di raggiungere il quorum del referendum. Essa, pertanto, invita pertanto a far pervenire le adesioni delle realtà del Terzo settore alla email: 17aprilevotasireferendum@gmail.com e di partecipare alla presentazione della costituzione del coordinamento del Comitato Siciliano "Vota Si per il referendum per fermare le trivelle" mercoledì 9 marzo, alle 10.30, a Villa Niscemi a Palermo.
Al Comitato Siciliano ad oggi hanno già aderito:
ANCI SICILIA, AIAB, ARCI, COORDINAMENTO NO TRIV, CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI, FORUM MOVIMENTI ACQUA E BENI COMUNI, FEDERCONSUMATORI, FIOM, GREENPEACE, LAV, LEGA AUTONONOMIE LOCALI, LEGAMBIENTE, LIBERA, LIPU, MAREVIVO, MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO, PRIMA LE PERSONE, RETE DEGLI STUDENTI MEDI, SLOWFOOD, UNIONE DEGLI STUDENTI, ZERO WASTE SICILIA, WWF.
Il quesito referendario è relativo alla abrogazione dell'articolo 35 del cosiddetto “Sblocca Italia”, che concede alle compagnie petrolifere di continuare le attività di perforazione a mare fino alla vita utile del giacimento.
Per Legambiente Sicilia è necessaria una grande mobilitazione e partecipazione della società civile per consentire agli italiani di essere informati e di decidere democraticamente quale futuro energetico garantire al nostro Paese (i combustibili fossili o energie pulite e rinnovabili) e a quale prezzo si vuole mettere a rischio il nostro mare.
Legambiente chiede l'impegno e il contributo di tutte le organizzazioni del Terzo settore per un grande risultato per la democrazia e per il futuro del nostro Paese e per consentire di raggiungere il quorum del referendum. Essa, pertanto, invita pertanto a far pervenire le adesioni delle realtà del Terzo settore alla email: 17aprilevotasireferendum@gmail.com e di partecipare alla presentazione della costituzione del coordinamento del Comitato Siciliano "Vota Si per il referendum per fermare le trivelle" mercoledì 9 marzo, alle 10.30, a Villa Niscemi a Palermo.
Al Comitato Siciliano ad oggi hanno già aderito:
ANCI SICILIA, AIAB, ARCI, COORDINAMENTO NO TRIV, CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI, FORUM MOVIMENTI ACQUA E BENI COMUNI, FEDERCONSUMATORI, FIOM, GREENPEACE, LAV, LEGA AUTONONOMIE LOCALI, LEGAMBIENTE, LIBERA, LIPU, MAREVIVO, MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO, PRIMA LE PERSONE, RETE DEGLI STUDENTI MEDI, SLOWFOOD, UNIONE DEGLI STUDENTI, ZERO WASTE SICILIA, WWF.
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lunedì 7 marzo 2016
Per difendersi da un certo modo di essere banca. Incontro per il volontariato e le realtà del Terzo settore
(clicca sull'immagine per ingrandirla) |
martedì 1 marzo 2016
Accordo Acri-Volontariato: CSVnet chiede una verifica
Un incontro “a breve” per “fare il punto” sull’accordo Acri-Volontariato dell’ottobre 2013.
È quanto ha chiesto oggi il presidente di CSVnet, Stefano Tabò, ai firmatari del patto triennale privato che regola l’uso dei fondi delle fondazioni di origine bancaria destinati a sostenere e qualificare le attività del volontariato, integrando quanto previsto in merito dalla legge 266 del 1991.
L’accordo porta le firme del presidente dell’Acri (l’associazione delle fondazioni e casse di risparmio), Giuseppe Guzzetti, del portavoce del Forum Terzo Settore, Pietro Barbieri, e del coordinatore della relativa Consulta del volontariato, Arnaldo Chianese, della presidente della ConVol, Emma Cavallaro, del presidente della Consulta nazionale dei comitati di gestione (Co.Ge.) dei CSV, Carlo Vimercati, oltre che dello stesso presidente di CSVnet.
In base alla legge 266/91, le fondazioni di origine bancaria devono destinare ogni anno un quindicesimo dei loro utili al funzionamento dei Centri di servizio per il volontariato (oggi 71 diffusi in tutta Italia). Nel testo dell’accordo venivano definiti non solo i criteri di ripartizione di quei fondi, ma anche di altre risorse erogate dalle stesse fondazioni: per l’attività della Fondazione Con il Sud, per la “progettazione sociale” delle organizzazioni di volontariato, per il funzionamento dei Co.Ge. e per il sostegno delle reti nazionali firmatarie. Un totale di circa 70 milioni di euro all’anno.
Il patto, che aveva rinnovato accordi simili stipulati negli anni precedenti, ha però effetto solo fino al 2016. L’iniziativa di CSVnet ha come primo scopo quello di verificare se gli obiettivi previsti dall’intesa sono stati raggiunti e con quale efficacia: la lettera sottolinea infatti che mentre gli impegni presi nel testo dovevano essere oggetto di monitoraggio trimestrale da parte dei firmatari, del relativo tavolo si registra “l’assenza da lungo tempo”.
Ma Stefano Tabò collega la richiesta soprattutto al coincidere di questa scadenza con la attuale discussione in Parlamento della riforma del terzo settore, che prevede per l’immediato futuro un sensibile “allargamento dei compiti” per gli stessi CSV allo scopo di affrontare le crescenti “sfide connesse alla promozione del volontariato”.
“Fare il punto su quanto accaduto e su quanto sta accadendo”, scrive Tabò, può quindi risultare anche “un contributo utile al legislatore chiamato a innovare la normativa in materia”.
Clicca qui per scaricare il testo della lettera
È quanto ha chiesto oggi il presidente di CSVnet, Stefano Tabò, ai firmatari del patto triennale privato che regola l’uso dei fondi delle fondazioni di origine bancaria destinati a sostenere e qualificare le attività del volontariato, integrando quanto previsto in merito dalla legge 266 del 1991.
L’accordo porta le firme del presidente dell’Acri (l’associazione delle fondazioni e casse di risparmio), Giuseppe Guzzetti, del portavoce del Forum Terzo Settore, Pietro Barbieri, e del coordinatore della relativa Consulta del volontariato, Arnaldo Chianese, della presidente della ConVol, Emma Cavallaro, del presidente della Consulta nazionale dei comitati di gestione (Co.Ge.) dei CSV, Carlo Vimercati, oltre che dello stesso presidente di CSVnet.
In base alla legge 266/91, le fondazioni di origine bancaria devono destinare ogni anno un quindicesimo dei loro utili al funzionamento dei Centri di servizio per il volontariato (oggi 71 diffusi in tutta Italia). Nel testo dell’accordo venivano definiti non solo i criteri di ripartizione di quei fondi, ma anche di altre risorse erogate dalle stesse fondazioni: per l’attività della Fondazione Con il Sud, per la “progettazione sociale” delle organizzazioni di volontariato, per il funzionamento dei Co.Ge. e per il sostegno delle reti nazionali firmatarie. Un totale di circa 70 milioni di euro all’anno.
Il patto, che aveva rinnovato accordi simili stipulati negli anni precedenti, ha però effetto solo fino al 2016. L’iniziativa di CSVnet ha come primo scopo quello di verificare se gli obiettivi previsti dall’intesa sono stati raggiunti e con quale efficacia: la lettera sottolinea infatti che mentre gli impegni presi nel testo dovevano essere oggetto di monitoraggio trimestrale da parte dei firmatari, del relativo tavolo si registra “l’assenza da lungo tempo”.
Ma Stefano Tabò collega la richiesta soprattutto al coincidere di questa scadenza con la attuale discussione in Parlamento della riforma del terzo settore, che prevede per l’immediato futuro un sensibile “allargamento dei compiti” per gli stessi CSV allo scopo di affrontare le crescenti “sfide connesse alla promozione del volontariato”.
“Fare il punto su quanto accaduto e su quanto sta accadendo”, scrive Tabò, può quindi risultare anche “un contributo utile al legislatore chiamato a innovare la normativa in materia”.
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Urla del silenzio, conferenza sul ruolo di cura svolto dalle donne nelle lunghe degenze
(clicca sull'immagine per ingrandirla) |
Scopo dell'iniziativa è dare rilevanza al disagio della donna nel ruolo di madre/moglie/congiunta/parente, chiusa nel silenzio del proprio dolore, durante l'attesa di un segno tangibile di guarigione del proprio caro, colpito da un evento clinico grave.
La conferenza è organizzata con il supporto del CeSVoP e il gratuito patrocinio del Comune di Cefalù.
INTERVENGONO:
Rosario LA PUNZINA; Antonella MARINARO; Nino SANTANGELO; Franco LA ROSA; Giuliana CARDINALE; Francesca RUBINO; Giuseppina SEIDITA; Toni FRANCO
MODERA: Nunzio BRUNO
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