lunedì 14 febbraio 2011

Campagna "I diritti alzano la voce" a proposito di Federalismo municipale

Il cartello di associazioni che danno vita alla Campagna rende pubbliche le proprie perplessità su quanto è in discussione al Parlamento. Ecco il testo del comunicato stampa.

«L’obiettivo di ridurre i fondi per gli enti pubblici rischia di danneggiare fortemente i cittadini e di aumentare le disparità tra i diversi territori del Paese.
I conti del federalismo municipale non convincono, anzi dimostrano che le amministrazioni locali sono sotto scacco e con esse i cittadini e le politiche sociali.
La campagna "I diritti alzano la voce" – promossa da 25 organizzazioni del volontariato e del terzo settore italiani – esprime la propria contrarietà al provvedimento attualmente all’esame del Parlamento.
Numerosi i nodi problematici, che – se non risolti adeguatamente – potrebbero non solo vanificare ogni proposito di reale federalismo, ma anche ridurre fortemente la tutela dei diritti nel nostro Paese
Il problema più grave è che, senza i quali non sarà possibile garantire sull’intero territorio nazionale una copertura uniforme di servizi ritenuti fondamentali. In conseguenza di tale rilevante mancanza i fabbisogni standard – che mettono in relazione i diritti da tutelare con i servizi essenziali e le risorse finanziarie necessarie – rischiano nella loro futura determinazione di essere subordinati solo alle compatibilità dei costi.
In secondo luogo, risulta ancora incerto e farraginoso il sistema di perequazione territoriale che dovrebbe garantire le regioni più deboli dal punto di vista finanziario e, dunque, i cittadini che in esse risiedono. Ciò che appare invece chiaro è che tale sistema è fondato su parametri esclusivamente economici e di massimo risparmio.
Inoltre, ci sono forti dubbi sul fatto che il meccanismo disegnato nel decreto sul federalismo municipale sia sostenibile, per i Comuni, dal punto di vista del rapporto entrate/uscite. Già nel 2011 le amministrazioni comunali riceverebbero la stessa quantità di risorse che ottengono con il sistema vigente, ma con una forte decurtazione delle entrate (stimata da alcuni in circa 2 miliardi di euro). Ma anche quando il sistema andrà a regime, nel 2014, la nuova imposta prevista – l’Imu, Imposta unica municipale – darebbe anch’essa un gettito troppo sperequato sul territorio e variabile nel tempo per rappresentare una fonte adeguata di finanziamento. Le risorse tagliate potrebbero rivelarsi assai superiori al gettito derivante dalle nuove imposte.
Infine, va rimarcato che la “cedolare secca” per gli immobili introdotta nel provvedimento con l’intento dichiarato di contrastare il “nero” è uno strumento che favorisce i redditi più alti – eliminando il criterio della progressività del prelievo – e renderebbe più conveniente di oggi il contratto a canone libero, spingendo così al rialzo il prezzo degli affitti.
Per la campagna "I diritti alzano la voce" l’intero impianto del federalismo fiscale elaborato dal Governo appare viziato da un grave errore di fondo: preoccuparsi esclusivamente di ridurre gli stanziamenti finanziari per gli enti locali, senza curarsi troppo delle disparità territoriali, invece di costruire un sistema che – agendo anche sugli sprechi e le inefficienze – sappia meglio garantire i diritti dei cittadini e la loro tutela uniforme sul territorio nazionale, promuovere una reale autonomia degli enti locali – e delle organizzazioni sociali che con essi collaborano – nel definire e portare avanti le politiche territoriali, favorire un riassetto positivo dei sistemi territoriali di welfare.
In un momento in cui anche l’Italia deve affrontare una crisi economica e sociale epocale e nel quale sta mutando in profondità l’intero assetto politico ed economico del pianeta, non ci pare che sia questa la strada per continuare ad assicurare benessere sociale e sviluppo economico al nostro Paese.
Per queste ragioni la campagna ritiene che sia indispensabile un confronto immediato con le forze sociali che rappresentano interessi socialmente rilevanti nelle comunità in cui operano».

Disegno di legge all'ARS sulle coppie di fatto. La presa di posizione del MpV-CAV Sicilia

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa della Federazione regionale dei Movimenti per la Vita e dei Centri di Aiuto alla Vita di Sicilia:

«I media della nostra Isola, ma anche quelli nazionali, hanno riportato la notizia che è stato presentato all’Assemblea Regionale Siciliana un Disegno di Legge che intenderebbe riconoscere le unioni di fatto. L’iniziativa ha visto come primo firmatario Pino Apprendi del PD e quindi Giulia Adamo e Francesco Musotto, rispettivamente capogruppo dell’UDC e dell’MPA e sono in dubbio le adesioni di Alberto Campagna del Pdl e Alessandro Aricò del Fli. Apprendi aveva già presentato nell’estate scorsa un DDL per l’istituzione del registro delle coppie di fatto. Adesso rilancia e parlando del nuovo Disegno di Legge afferma che il Gay Pride di Palermo sarebbe stato per lui una illuminazione. E’ chiaro quindi l’intento ideologico dell’iniziativa.
Nel DdL, composto da un solo articolo, è previsto che la Regione “riconosce le formazioni sociali, culturali, economiche e politiche… e riconosce altresì ogni forma di convivenza, rifiutando qualsiasi discriminazione legata all’etnia, alla religione e all’orientamento sessuale”. Inoltre è prevista anche presso l’Assessorato Regionale alla Famiglia (!) l’istituzione del registro delle unioni di fatto.
L’idea dei firmatari sembra essere quella di voler inserire nell’ordinamento giuridico una entità che pur essendo fondamentalmente diversa da una famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna (come stabilisce la nostra Costituzione) abbia i medesimi diritti. Ma la dichiarazione, in sé condivisibile, di voler rifiutare la discriminazione, non può vuol dire che situazioni differenti possano essere trattate allo stesso modo, come hanno fatto spesso notare eminenti giuristi, per ultimo, commentando proprio questa notizia siciliana, il Prof. Filippo Vari Docente di Diritto Costituzionale all’Università Europea di Roma.
La prima reazione è di meraviglia, anzi di sconcerto, per una politica che non sa affrontare le emergenze delle famiglie siciliane abbandonate a loro stesse ed a volte sempre più povere, ma, con la scusa di voler risolvere questioni che il diritto privato ha già affrontato o potrebbe comunque facilmente sciogliere, dà un’ulteriore spallata alla già abbastanza fragile istituzione familiare.
Non è inutile ricordare che italiana dedica alla famiglia gli articoli 29, 30 e 31, e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo l’articolo 16.
La nostra carta costituzionale riconosce che la famiglia è un soggetto sociale che precede e fonda lo Stato. La famiglia assolve il proprio obbligo e dovere fondamentale di costituire il nucleo fondante la società, svolgendo un servizio insostituibile quando accoglie la vita, dal grembo (figlio feto, embrione, neonato, bambino, giovane) alla tomba (nonni anziani, ammalati, disabili, ecc.), quando svolge il ruolo educativo con fatica e passione nei confronti delle nuove generazioni, quando si apre per donare una famiglia ai bambini che non ne hanno una propria. Lo Stato pertanto ha l'obbligo, attraverso proprie determinazioni, di tutelare e promuovere la valenza sociale e pubblica della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. E l'applicazione di serie politiche familiari sarebbe la migliore forma di prevenzione e di contrasto all'aumento delle situazioni di povertà e di emarginazione.
Anziché cercare di abbatterla, allora, sarebbe interesse di tutti rafforzare la famiglia, grande ricchezza per la comunità intera.
Quando furono proposti i DI.CO., col loro tentativo di legittimare altre forme di convivenza, introducendole come alternative più facili al matrimonio, le famiglie risposero massicciamente con il Family day e, come già era accaduto per il referendum sulla legge 40, molti politici e quasi tutti i mass-media non si capacitarono di questa enorme partecipazione malgrado le loro omissioni, i loro silenzi e le loro picconate.
Siamo fermamente convinti che il popolo siciliano sarà in grado di sollevarsi, di contestare e di contrastare con forza i loro rappresentanti politici qualora perseverino su questa strada che riteniamo senza speranza per il futuro della nostra Isola».

Primo Seminario in vista della II Convention regionale del Volontariato

Il CeSVoP e il CoReOV Sicilia Solidale propongono degli incontri provinciali in preparazione al secondo Meeting del volontariato siciliano previsto nel maggio 2011.
Si comincia il prossimo 26 febbraio con le associazioni della provincia di Palermo.
Appuntamento all'IPSAAR "Paolo Borsellino" di Palermo (Via Nicolò Spedalieri, 64 - Palermo) dalle ore 10 alle 19.
Tutte le OdV della provincia palermitana sono chiamate a discutere insieme sulle problematiche e le proposte da sottoporre in modo unitario alla Convention regionale e, in seguito, da proporre al Governo siciliano e agli Amministratori locali.
L'iniziativa, già concertata con gli altri Centri di Servizio siciliani, è proposta in collaborazione con il CoReOV Sicilia Solidale, il nuovo Coordinamento regionale delle Organizzazioni di Volontariato isolane.
Possono partecipare 3 rappresentanti per associazione (presidente più max 2 volontari) ed è necessario iscriversi ENTRO E NON OLTRE IL 21 FEBBRAIO 2011 compilando la scheda che trovi nel link sotto.

PROGRAMMA E SCHEDA DI ISCRIZIONE