«L’obiettivo di ridurre i fondi per gli enti pubblici rischia di danneggiare fortemente i cittadini e di aumentare le disparità tra i diversi territori del Paese.
I conti del federalismo municipale non convincono, anzi dimostrano che le amministrazioni locali sono sotto scacco e con esse i cittadini e le politiche sociali.
La campagna "I diritti alzano la voce" – promossa da 25 organizzazioni del volontariato e del terzo settore italiani – esprime la propria contrarietà al provvedimento attualmente all’esame del Parlamento.
Numerosi i nodi problematici, che – se non risolti adeguatamente – potrebbero non solo vanificare ogni proposito di reale federalismo, ma anche ridurre fortemente la tutela dei diritti nel nostro Paese
Il problema più grave è che, senza i quali non sarà possibile garantire sull’intero territorio nazionale una copertura uniforme di servizi ritenuti fondamentali. In conseguenza di tale rilevante mancanza i fabbisogni standard – che mettono in relazione i diritti da tutelare con i servizi essenziali e le risorse finanziarie necessarie – rischiano nella loro futura determinazione di essere subordinati solo alle compatibilità dei costi.
In secondo luogo, risulta ancora incerto e farraginoso il sistema di perequazione territoriale che dovrebbe garantire le regioni più deboli dal punto di vista finanziario e, dunque, i cittadini che in esse risiedono. Ciò che appare invece chiaro è che tale sistema è fondato su parametri esclusivamente economici e di massimo risparmio.
Inoltre, ci sono forti dubbi sul fatto che il meccanismo disegnato nel decreto sul federalismo municipale sia sostenibile, per i Comuni, dal punto di vista del rapporto entrate/uscite. Già nel 2011 le amministrazioni comunali riceverebbero la stessa quantità di risorse che ottengono con il sistema vigente, ma con una forte decurtazione delle entrate (stimata da alcuni in circa 2 miliardi di euro). Ma anche quando il sistema andrà a regime, nel 2014, la nuova imposta prevista – l’Imu, Imposta unica municipale – darebbe anch’essa un gettito troppo sperequato sul territorio e variabile nel tempo per rappresentare una fonte adeguata di finanziamento. Le risorse tagliate potrebbero rivelarsi assai superiori al gettito derivante dalle nuove imposte.
Infine, va rimarcato che la “cedolare secca” per gli immobili introdotta nel provvedimento con l’intento dichiarato di contrastare il “nero” è uno strumento che favorisce i redditi più alti – eliminando il criterio della progressività del prelievo – e renderebbe più conveniente di oggi il contratto a canone libero, spingendo così al rialzo il prezzo degli affitti.
Per la campagna "I diritti alzano la voce" l’intero impianto del federalismo fiscale elaborato dal Governo appare viziato da un grave errore di fondo: preoccuparsi esclusivamente di ridurre gli stanziamenti finanziari per gli enti locali, senza curarsi troppo delle disparità territoriali, invece di costruire un sistema che – agendo anche sugli sprechi e le inefficienze – sappia meglio garantire i diritti dei cittadini e la loro tutela uniforme sul territorio nazionale, promuovere una reale autonomia degli enti locali – e delle organizzazioni sociali che con essi collaborano – nel definire e portare avanti le politiche territoriali, favorire un riassetto positivo dei sistemi territoriali di welfare.
In un momento in cui anche l’Italia deve affrontare una crisi economica e sociale epocale e nel quale sta mutando in profondità l’intero assetto politico ed economico del pianeta, non ci pare che sia questa la strada per continuare ad assicurare benessere sociale e sviluppo economico al nostro Paese.
Per queste ragioni la campagna ritiene che sia indispensabile un confronto immediato con le forze sociali che rappresentano interessi socialmente rilevanti nelle comunità in cui operano».
I conti del federalismo municipale non convincono, anzi dimostrano che le amministrazioni locali sono sotto scacco e con esse i cittadini e le politiche sociali.
La campagna "I diritti alzano la voce" – promossa da 25 organizzazioni del volontariato e del terzo settore italiani – esprime la propria contrarietà al provvedimento attualmente all’esame del Parlamento.
Numerosi i nodi problematici, che – se non risolti adeguatamente – potrebbero non solo vanificare ogni proposito di reale federalismo, ma anche ridurre fortemente la tutela dei diritti nel nostro Paese
Il problema più grave è che, senza i quali non sarà possibile garantire sull’intero territorio nazionale una copertura uniforme di servizi ritenuti fondamentali. In conseguenza di tale rilevante mancanza i fabbisogni standard – che mettono in relazione i diritti da tutelare con i servizi essenziali e le risorse finanziarie necessarie – rischiano nella loro futura determinazione di essere subordinati solo alle compatibilità dei costi.
In secondo luogo, risulta ancora incerto e farraginoso il sistema di perequazione territoriale che dovrebbe garantire le regioni più deboli dal punto di vista finanziario e, dunque, i cittadini che in esse risiedono. Ciò che appare invece chiaro è che tale sistema è fondato su parametri esclusivamente economici e di massimo risparmio.
Inoltre, ci sono forti dubbi sul fatto che il meccanismo disegnato nel decreto sul federalismo municipale sia sostenibile, per i Comuni, dal punto di vista del rapporto entrate/uscite. Già nel 2011 le amministrazioni comunali riceverebbero la stessa quantità di risorse che ottengono con il sistema vigente, ma con una forte decurtazione delle entrate (stimata da alcuni in circa 2 miliardi di euro). Ma anche quando il sistema andrà a regime, nel 2014, la nuova imposta prevista – l’Imu, Imposta unica municipale – darebbe anch’essa un gettito troppo sperequato sul territorio e variabile nel tempo per rappresentare una fonte adeguata di finanziamento. Le risorse tagliate potrebbero rivelarsi assai superiori al gettito derivante dalle nuove imposte.
Infine, va rimarcato che la “cedolare secca” per gli immobili introdotta nel provvedimento con l’intento dichiarato di contrastare il “nero” è uno strumento che favorisce i redditi più alti – eliminando il criterio della progressività del prelievo – e renderebbe più conveniente di oggi il contratto a canone libero, spingendo così al rialzo il prezzo degli affitti.
Per la campagna "I diritti alzano la voce" l’intero impianto del federalismo fiscale elaborato dal Governo appare viziato da un grave errore di fondo: preoccuparsi esclusivamente di ridurre gli stanziamenti finanziari per gli enti locali, senza curarsi troppo delle disparità territoriali, invece di costruire un sistema che – agendo anche sugli sprechi e le inefficienze – sappia meglio garantire i diritti dei cittadini e la loro tutela uniforme sul territorio nazionale, promuovere una reale autonomia degli enti locali – e delle organizzazioni sociali che con essi collaborano – nel definire e portare avanti le politiche territoriali, favorire un riassetto positivo dei sistemi territoriali di welfare.
In un momento in cui anche l’Italia deve affrontare una crisi economica e sociale epocale e nel quale sta mutando in profondità l’intero assetto politico ed economico del pianeta, non ci pare che sia questa la strada per continuare ad assicurare benessere sociale e sviluppo economico al nostro Paese.
Per queste ragioni la campagna ritiene che sia indispensabile un confronto immediato con le forze sociali che rappresentano interessi socialmente rilevanti nelle comunità in cui operano».
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