martedì 21 ottobre 2014

Riforma del Terzo Settore e Volontariato: Verso un solo CSV per Regione? Ma il Volontariato è stato informato?

Dal CSV di Ferrara, Agire Sociale, riceviamo questo appello che pubblichiamo quale contributo alla riflessione e alla discussione delle organizzazioni di volontariato della Sicilia occidentale

Agire Sociale, in sinergia con gli altri CSV emiliano romagnoli, lancia un appello alle Organizzazioni di Volontariato per partecipare al dibattito in corso nell’ambito della riforma del Terzo Settore, che comprende la “armonizzazione delle diverse discipline vigenti in materia di volontariato e di promozione sociale” e la revisione del sistema dei centri di servizio (CSV) quali strumenti di sostegno e supporto alle associazioni di volontariato.

DIFENDIAMO LE RISORSE PREVISTE PER LEGGE? Ad oggi, la Legge-quadro sul volontariato n 266-91 formalmente in vigore, prevede la costituzione di Fondi Speciali per il Volontariato presso le regioni, costituiti tramite l’accantonamento di 1/15 degli utili delle Fondazioni di origine bancaria presenti sul territorio regionale, da destinare a centri di servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestiti. Di fatto, in seguito ad accordi siglati nel 2010 [accordo Acri-CSVnet 2010] e nel 2013 [accordo Acri-CSVnet 2013] a livello nazionale da più Organismi come Forum del Terzo Settore, CSVnet (Coordinamento Nazionale dei CSV), ConVol (Conferenza permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volontariato) e Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) negli ultimi 4 anni il fondo a disposizione per l’Emilia Romagna è calato di più del 60%. Sul tema delle risorse inoltre dobbiamo rimarcare il grave ritardo sulla nuova tornata di progettazione sociale, promessa già dallo scorso anno nella misura di 12 milioni di Euro a livello nazionale e a cui non è mai stata data attuazione.
Nonostante il drastico calo delle risorse, che hanno costretto i CSV a pesanti riorganizzazioni interne, il sistema dei Centri ha continuato ad operare sia nell’erogazione dei servizi di supporto al volontariato, sia sostenendo la progettazione sociale delle reti associative, in particolare nel contrasto alla situazione emergente delle vulnerabilità e delle nuove povertà.

DIFENDIAMO LA TERRITORIALITÀ E L’AUTONOMIA ORGANIZZATIVA? Nell’ambito del più ampio percorso di riforma del Terzo Settore, a proposito della revisione del sistema dei CSV emergono da più sedi posizioni e pressioni da parte di Organismi ed Associazioni che dichiarano di voler rendere il sistema di gestione dei fondi speciali più semplice, efficace ed efficiente, proponendo la riduzione del numero dei soggetti che operano in base all’attuale normativa e concentrando su base nazionale lo svolgimento di alcune funzioni [DOCUMENTO_FEDERAZIONE_ADA_NAZIONALE]. In particolare, si ventila la possibilità di un solo CSV per regione con funzioni di pianificazione delle attività e di rappresentanza verso le istituzioni, mentre le risorse economiche andrebbero centralizzate in mano a una sovrastruttura nazionale che le distribuirebbe poi ai CSV, anche se non è chiaro in che modalità e misura. Di fatto, questo comporterebbe l’abolizione deiComitati di Gestione (CoGe) che in realtà, nel corso di questi anni, si sono dimostrati strumenti che, sia pure con qualche limite, consentono comunque un confronto con la programmazione locale e regionale e un controllo delle risorse a livello locale.
In Italia, in quasi un ventennio di esistenza, i CSV hanno acquisito modelli organizzativi, in alcuni casi regionali in altri provinciali, che funzionano perché conoscono e si adattano ai loro territori di riferimento. Perché ridurre tutti i CSV d’Italia allo stesso modello organizzativo?
A livello di CSV emiliano romagnoli siamo totalmente contrari alla costituzione di un unico CSV regionale. Pur rispettando la scelta di quelle regioni che hanno optato per la regionalizzazione dei CSV, siamo convinti che in ogni regione sia possa determinare il modello più adeguato per l’espletamento del proprio servizio verso le ODV. Verifichiamo altresì che l’esperienza in Emilia Romagna evidenzia numerosi e consolidati elementi che propendono per la presenza territoriale: CSV provinciali con sportelli decentrati. Questa organizzazione non centralizzata, vicina anche territorialmente alle associazioni, è comunque attenta ad una politica oculata delle risorse e a contrastare gli sprechi. Difatti, già da tempo i CSV dell’Emilia Romagna hanno avviato una autoriforma finalizzata all’ottimizzazione e all’impiego pianificato delle risorse, al fine di razionalizzare alcuni aspetti dell’offerta di servizi, alla condivisione di competenze e di buone prassi. Riteniamo però che il processo di rilettura dei servizi e di razionalizzazione non vada calato dall’alto in maniera omologante, ma affrontato a livello locale, a partire dalle specificità di ciascun territorio.

DIFENDIAMO LA PARTECIPAZIONE DEL VOLONTARIATO?
Perché revisionare in tempi così brevi il sistema dei CSV senza una democratica consultazione a partire dalle organizzazioni di volontariato?
Crediamo importante ribadire la necessità di un urgente dibattito a livello territoriale e nazionale nell’ambito delle suddette questioni, all’interno di spazi in cui sia in primis il volontariato e la base associativa ad avere voce in capitolo, nel pieno rispetto di modalità trasparenti e democratiche.
Accogliendo pertanto l’Appello del MOVI (il Movimento di Volontariato Italiano, fondato da Luciano Tavazza), i CSV desiderano supportare tale percorso, assicurando la diffusione delle informazioni e l’organizzazione nelle prossime settimane di opportuni spazi di discussione e partecipazione.

Allegati: Delibera Consiglio Direttivo CSVnet_5_ottobre 2014; Legge-quadro sul volontariato n 266-91; TestoDDLRiforma Terzo Settore-03-09-14; Capire la Riforma del Terzo Settore; Articolo Riforma Terzo Settore; Appello del MOVI; DOCUMENTO_FEDERAZIONE_ADA_NAZIONALE; Che cosa sono i Comitati di Gestione (CoGe)

La Legge di stabilità rischia di mettere in pericolo il sistema che sostiene il volontariato italiano

La nuova legge di stabilità al vaglio del Quirinale mette a rischio le attività dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Il Disegno di legge di stabilità contiene elementi positivi per il rilancio delle politiche sociali, ma anche misure preoccupanti nei confronti di chi quelle politiche le realizza concretamente sul territorio.
Accanto ai tagli alle Regioni, che come primo impatto andranno inevitabilmente a gravare sui servizi alla persona, ricadranno sul Volontariato e su tutto il Terzo settore anche le modifiche che interessano la tassazione degli enti non commerciali, con particolare riferimento alle Fondazioni di origine bancaria. Il combinato disposto porterebbe ad un impatto negativo sulla sanità e sul welfare, da decifrare nelle dimensioni e nelle conseguenze.
“Se quanto preannunciato dal Premier Renzi lo scorso 16 ottobre sarà approvato, la legge di stabilità colpirà pesantemente le rendite delle Fondazioni, riducendo le risorse destinate dalle stesse Fondazioni a tutto il mondo del Volontariato e ai Centri di Servizio per il Volontariato (CSV), che ne promuovono lo sviluppo sul territorio nazionale” commenta Stefano Tabò, presidente di CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Le Fondazioni sono un supporto fondamentale per lo sviluppo della cultura - un agente di crescita anche economico per il nostro Paese – ed hanno un ruolo fondamentale per il mantenimento di quel sistema di welfare che negli ultimi anni ha subito tagli progressivi. Tra l’altro, per effetto dell’articolo 15 della legge 266/91, finanziano il lavoro dei Centri di Servizio, grazie ai quali il Volontariato in Italia in questi ultimi 10 anni è cresciuto e si è consolidato.
Per il sistema dei Centri di Servizio si tratterebbe – a parità di ricavi delle Fondazioni – di un ulteriore taglio del 50% alle risorse che negli ultimi 5 anni sono già diminuite del 40% anche per effetto dell’Atto di indirizzo Visco che, dalla sua emanazione nell’aprile 2001, tutti i Governi hanno fin qui fatto proprio.
Un taglio che ne metterebbe a rischio la sopravvivenza, distruggendo una infrastrutturazione sociale di livello nazionale importante per lo sviluppo del Paese.
I CSV sono 78 in tutta Italia e si articolano sul territorio con oltre 400 tra sedi e sportelli; sono espressione di una base associativa di oltre 25mila organizzazioni che rappresenta il 50% del Volontariato; offrono servizi di varia natura a più di 30.300 associazioni di volontariato ogni anno.
“In occasione della preannunciata Riforma del Terzo Settore abbiamo offerto la nostra rete e le nostre competenze ad un disegno di rilancio complessivo delle stesse organizzazioni di Terzo settore e dei valori che esprimono. Oggi vediamo compromessa anche la nostra stessa esistenza. Auspichiamo che il Governo, nel portare avanti le scelte annunciate, tenga conto di tutte le conseguenze dirette e indirette delle misure presentate”, conclude Stefano Tabò.