La nuova legge di stabilità al vaglio del Quirinale mette a rischio le attività dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Il Disegno di legge di stabilità contiene elementi positivi per il rilancio delle politiche sociali, ma anche misure preoccupanti nei confronti di chi quelle politiche le realizza concretamente sul territorio.
Accanto ai tagli alle Regioni, che come primo impatto andranno inevitabilmente a gravare sui servizi alla persona, ricadranno sul Volontariato e su tutto il Terzo settore anche le modifiche che interessano la tassazione degli enti non commerciali, con particolare riferimento alle Fondazioni di origine bancaria. Il combinato disposto porterebbe ad un impatto negativo sulla sanità e sul welfare, da decifrare nelle dimensioni e nelle conseguenze.
“Se quanto preannunciato dal Premier Renzi lo scorso 16 ottobre sarà approvato, la legge di stabilità colpirà pesantemente le rendite delle Fondazioni, riducendo le risorse destinate dalle stesse Fondazioni a tutto il mondo del Volontariato e ai Centri di Servizio per il Volontariato (CSV), che ne promuovono lo sviluppo sul territorio nazionale” commenta Stefano Tabò, presidente di CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Le Fondazioni sono un supporto fondamentale per lo sviluppo della cultura - un agente di crescita anche economico per il nostro Paese – ed hanno un ruolo fondamentale per il mantenimento di quel sistema di welfare che negli ultimi anni ha subito tagli progressivi. Tra l’altro, per effetto dell’articolo 15 della legge 266/91, finanziano il lavoro dei Centri di Servizio, grazie ai quali il Volontariato in Italia in questi ultimi 10 anni è cresciuto e si è consolidato.
Per il sistema dei Centri di Servizio si tratterebbe – a parità di ricavi delle Fondazioni – di un ulteriore taglio del 50% alle risorse che negli ultimi 5 anni sono già diminuite del 40% anche per effetto dell’Atto di indirizzo Visco che, dalla sua emanazione nell’aprile 2001, tutti i Governi hanno fin qui fatto proprio.
Un taglio che ne metterebbe a rischio la sopravvivenza, distruggendo una infrastrutturazione sociale di livello nazionale importante per lo sviluppo del Paese.
I CSV sono 78 in tutta Italia e si articolano sul territorio con oltre 400 tra sedi e sportelli; sono espressione di una base associativa di oltre 25mila organizzazioni che rappresenta il 50% del Volontariato; offrono servizi di varia natura a più di 30.300 associazioni di volontariato ogni anno.
“In occasione della preannunciata Riforma del Terzo Settore abbiamo offerto la nostra rete e le nostre competenze ad un disegno di rilancio complessivo delle stesse organizzazioni di Terzo settore e dei valori che esprimono. Oggi vediamo compromessa anche la nostra stessa esistenza. Auspichiamo che il Governo, nel portare avanti le scelte annunciate, tenga conto di tutte le conseguenze dirette e indirette delle misure presentate”, conclude Stefano Tabò.
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