venerdì 31 ottobre 2014

Promesso mezzo miliardo contro la povertà, ma più della metà dei soldi manca all'appello

L'Agenzia di stampa Redattore Sociale ha verificato la situazione degli interventi previsto dal Governo contro la povertà in Italia e sono venute fuori delle cattive sorprese. Qui sotto il lancio del 31 ottobre 2015 di Redattore Sociale.

Prenderà il via da gennaio 2015 l’allargamento a tutto il Sud Italia della sperimentazione del Sia, il Sostegno per l’inclusione attiva (già nuova social card), che seguirà a ruota l’introduzione del nuovo Isee. Dopo l’introduzione del finanziamento di 250 milioni di euro per il fondo carta acquisti previsto in legge di stabilità, dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali arriva un quadro chiaro e dettagliato degli strumenti e delle risorse messe in campo contro la povertà assoluta. A fare il punto con Redattore sociale, Raffaele Tangorra, direttore generale per l’Inclusione presso il ministero del Welfare. “Per l’allargamento stiamo lavorando su gennaio 2015 – spiega Tangorra -. Tuttavia, non dipende solo da noi. Il decreto è pronto, si tratta di fare le ultime verifiche col ministero dell’Economia e delle Finanze e sentire le regioni interessate. Se questi passaggi saranno rapidi si partirà a gennaio. Se qualcosa si inceppa, l’allargamento potrà subire rallentamenti”.

I fondi previsti in legge di stabilità per la "vecchia" social card
Il primo chiarimento riguarda proprio i 250 milioni previsti nel ddl di stabilità 2015, così come proposto dal governo. Nel testo, infatti, si legge che il “fondo di cui all’art. 81, comma 29, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 113 è incrementato di 250 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2015”. Si tratta della ‘vecchia’ social card, quella ordinaria, che come lo scorso anno ha ricevuto 250 milioni. Se necessarie, però, queste risorse potranno essere utilizzate anche per la sperimentazione. “La dotazione in legge di stabilità è sufficiente a garantire la carta ordinaria ai beneficiari correnti – spiega Tangorra –. Non ci sono risorse aggiuntive che possono essere utilizzate per la sperimentazione se si decide di mantenere la stessa platea di beneficiari attuale per l’ordinaria. Tuttavia, resta fermo quello che è stato scritto lo scorso anno in legge di stabilità, cioè che le risorse che affluiscono al fondo carta acquisti possono eventualmente essere indirizzate alla sperimentazione del Sia con decreto, ma è necessaria una scelta politica”.

Le risorse complessive contro la povertà per il 2015
Nonostante il ddl stabilità preveda solo 250 milioni, per il 2015 la lotta alla povertà assoluta potrà contare su oltre 500 milioni di euro. Ai 250 milioni di euro stanziati per il prossimo anno per la carta acquisti ordinaria, infatti, bisogna aggiungere i 40 milioni previsti dalla legge di stabilità 2014 per l’estensione al Centro Nord della sperimentazione della nuova carta acquisti, attualmente inutilizzati, e gli ulteriori 40 milioni previsti per il 2015. Con la legge di stabilità 2014, infatti, sono stati stanziati 40 milioni annui per tre anni (quindi 120) per allargare a tutto il Centro Nord la nuova social card. A questi ulteriori 80 milioni vanno ad aggiungersi i 167 milioni di euro previsti per l’allargamento a tutto il Sud Italia. Infine, ci sono gli oltre 11 milioni di euro per la sperimentazione a Roma che dalle ultime notizie in possesso dal ministero partirà proprio nel 2015. Il totale di queste risorse supera i 500 milioni di euro per il solo 2015.

Il giallo dei 300 milioni annunciati dal governo Letta
Nella storia degli strumenti contro la povertà assoluta adottati in Italia, quella della social card probabilmente non ha pari per complessità, ritocchi, rinvii, lungaggini e cifre ballerine. Come il caso dei 300 milioni aggiuntivi annunciati nel 2013 dall’allora ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia. In una informativa del 27 dicembre 2013 (pagina 5), infatti, si parlava di 300 milioni a sostegno del Sia (con l’allora ministro del Welfare, Enrico Giovannini) provenienti dal Piano di azione e coesione. Dopo la caduta del governo Letta, però, di quel documento non se ne seppe più nulla. Quei fondi, spiega Tangorra, “furono solo annunciati. Per potersi concretizzare necessitavano di atti di riprogrammazione delle risorse. Non c’erano atti, solo intenzioni”. Risorse da dimenticare, secondo Tangorra. Un capitolo chiuso definitivamente.

Il 2015, anno cruciale per il Sia
Se quest’anno è stato quello che ha visto finalmente entrare nel vivo la sperimentazione della nuova social card, il prossimo sarà quello decisivo per l’unica misura presente in Italia contro la povertà assoluta. Le difficoltà incontrate nell’implementazione del Sia nelle 12 città con più di 250 mila abitanti, infatti, non sono state inutili. Lo dimostra l’intenzione di superare la logica del bando, che nei comuni interessati ha determinato il parziale insuccesso dello strumento. Da gennaio 2015, quindi, oltre al nuovo Isee, per accedere al Sia non occorrerà partecipare a bandi, ma basterà recarsi agli sportelli dei comuni per presentare domanda. Si deciderà caso per caso sulla base dei requisiti in possesso e sulle risorse disponibili. A preoccupare il ministero, però, non è più l’affluenza ai bandi. “Il problema vero è lo stato dei servizi – spiega Tangorra -. Una misura di questo tipo ha successo solo se il condizionamento non è punitivo, ma proattivo, recuperando le capacità per poter stare sul mercato del lavoro, agendo su tutta la famiglia, sulla frequenza scolastica, gli stili di vita, la salute”. Il progetto del ministero del Lavoro, però, al Sud non è semplice da realizzare. “La prospettiva è rivoluzionaria per lo stato dei servizi – aggiunge Tangorra -. Fortunatamente per gennaio 2015 dovremmo avere le risorse del Pon inclusione, volto a promuovere proprio tutti i servizi di attivazione connessi al Sia sui territori. Se riusciamo a partire con delle linee guida, a supportare i territori nella progettazione e a finanziare subito i progetti di presa in carico, credo che per il Mezzogiorno ci troveremo di fronte a tante prime volte, ma magari potrà essere la leva che produrrà il cambiamento”.(ga) (fonte e copyright Redattore Sociale)

martedì 28 ottobre 2014

Il Forum regionale Terzo settore Sicilia sulla Nomina del Garante delle Persone con disabilità

Il portavoce del Forum del Terzo settore siciliano ha diramato una nota a proposito della recente nomina del Garante regionale dei diritti dei disabili in Sicilia. Qui sotto il testo.

Apprendiamo, dal sito internet dell'assessorato regionale alla famiglia, la nomina del Garante delle Persone con disabilità. Il Forum del Terzo settore siciliano saluta tale atto di nomina che, finalmente, dopo due anni, dà attuazione a quanto prevede una precisa norma legislativa.
Tuttavia, crediamo opportuno ricordare che nel 2012 il governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo aveva già nominato il Garante. Incarico poi revocato dal successore Rosario Crocetta, perché affidato poco prima delle dimissioni di Lombardo.
Nulla a che vedere con quanto accaduto oggi.
Infatti, il decreto dell'(ormai ex) assessore Bruno porta la data del 22 ottobre. Stesso giorno dell’azzeramento della Giunta regionale da parte del presidente Crocetta. Coincidenza?
Un secondo aspetto. Ci saremmo aspettati che l'Assessore prima della scelta coinvolgesse il Forum del Terzo settore e le organizzazioni che si occupano ogni giorno dei disabili e dei loro diritti.
Da parte nostra non vi è nulla contro la persona designata come Garante, anche se la lettura del suo curriculum rivela più una formazione sanitaria che non un impegno sui diritti delle persone con disabilità.
Detto questo, per amore di verità, auspichiamo che il Garante - a cui auguriamo buon lavoro - si muova nell'alveo della collaborazione e sinergia con quanti sono impegnati nel settore. Si tratta di rappresentanti, operatori e volontari di organizzazioni che si aspettano una politica attenta e vicina ai cittadini. Tutti.
Da parte nostra, il Forum non farà mancare il suo fattivo contributo all’elaborazione di politiche adeguate in favore dei disabili, come pure non mancherà di fare da stimolo, riconoscendo anche meriti e qualità, e avanzando critiche laddove necessario.
Pippo Di Natale
portavoce regionale del Forum Terzo settore Sicilia 

E' stata nominata la dottoressa Giovanna Maria Gambino. Clicca qui per leggere il decreto di nomina 

Volontariato e Stato sociale

In un intervista al Giornale di Sicilia del 28 ottobre 2014, il prof. Antonio La Spina traccia un profilo del volontariato siciliano e del suo rapporto con lo Stato sociale. Qui sotto l'articolo (clicca sull'immagine per ingrandirla).

martedì 21 ottobre 2014

Riforma del Terzo Settore e Volontariato: Verso un solo CSV per Regione? Ma il Volontariato è stato informato?

Dal CSV di Ferrara, Agire Sociale, riceviamo questo appello che pubblichiamo quale contributo alla riflessione e alla discussione delle organizzazioni di volontariato della Sicilia occidentale

Agire Sociale, in sinergia con gli altri CSV emiliano romagnoli, lancia un appello alle Organizzazioni di Volontariato per partecipare al dibattito in corso nell’ambito della riforma del Terzo Settore, che comprende la “armonizzazione delle diverse discipline vigenti in materia di volontariato e di promozione sociale” e la revisione del sistema dei centri di servizio (CSV) quali strumenti di sostegno e supporto alle associazioni di volontariato.

DIFENDIAMO LE RISORSE PREVISTE PER LEGGE? Ad oggi, la Legge-quadro sul volontariato n 266-91 formalmente in vigore, prevede la costituzione di Fondi Speciali per il Volontariato presso le regioni, costituiti tramite l’accantonamento di 1/15 degli utili delle Fondazioni di origine bancaria presenti sul territorio regionale, da destinare a centri di servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestiti. Di fatto, in seguito ad accordi siglati nel 2010 [accordo Acri-CSVnet 2010] e nel 2013 [accordo Acri-CSVnet 2013] a livello nazionale da più Organismi come Forum del Terzo Settore, CSVnet (Coordinamento Nazionale dei CSV), ConVol (Conferenza permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volontariato) e Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) negli ultimi 4 anni il fondo a disposizione per l’Emilia Romagna è calato di più del 60%. Sul tema delle risorse inoltre dobbiamo rimarcare il grave ritardo sulla nuova tornata di progettazione sociale, promessa già dallo scorso anno nella misura di 12 milioni di Euro a livello nazionale e a cui non è mai stata data attuazione.
Nonostante il drastico calo delle risorse, che hanno costretto i CSV a pesanti riorganizzazioni interne, il sistema dei Centri ha continuato ad operare sia nell’erogazione dei servizi di supporto al volontariato, sia sostenendo la progettazione sociale delle reti associative, in particolare nel contrasto alla situazione emergente delle vulnerabilità e delle nuove povertà.

DIFENDIAMO LA TERRITORIALITÀ E L’AUTONOMIA ORGANIZZATIVA? Nell’ambito del più ampio percorso di riforma del Terzo Settore, a proposito della revisione del sistema dei CSV emergono da più sedi posizioni e pressioni da parte di Organismi ed Associazioni che dichiarano di voler rendere il sistema di gestione dei fondi speciali più semplice, efficace ed efficiente, proponendo la riduzione del numero dei soggetti che operano in base all’attuale normativa e concentrando su base nazionale lo svolgimento di alcune funzioni [DOCUMENTO_FEDERAZIONE_ADA_NAZIONALE]. In particolare, si ventila la possibilità di un solo CSV per regione con funzioni di pianificazione delle attività e di rappresentanza verso le istituzioni, mentre le risorse economiche andrebbero centralizzate in mano a una sovrastruttura nazionale che le distribuirebbe poi ai CSV, anche se non è chiaro in che modalità e misura. Di fatto, questo comporterebbe l’abolizione deiComitati di Gestione (CoGe) che in realtà, nel corso di questi anni, si sono dimostrati strumenti che, sia pure con qualche limite, consentono comunque un confronto con la programmazione locale e regionale e un controllo delle risorse a livello locale.
In Italia, in quasi un ventennio di esistenza, i CSV hanno acquisito modelli organizzativi, in alcuni casi regionali in altri provinciali, che funzionano perché conoscono e si adattano ai loro territori di riferimento. Perché ridurre tutti i CSV d’Italia allo stesso modello organizzativo?
A livello di CSV emiliano romagnoli siamo totalmente contrari alla costituzione di un unico CSV regionale. Pur rispettando la scelta di quelle regioni che hanno optato per la regionalizzazione dei CSV, siamo convinti che in ogni regione sia possa determinare il modello più adeguato per l’espletamento del proprio servizio verso le ODV. Verifichiamo altresì che l’esperienza in Emilia Romagna evidenzia numerosi e consolidati elementi che propendono per la presenza territoriale: CSV provinciali con sportelli decentrati. Questa organizzazione non centralizzata, vicina anche territorialmente alle associazioni, è comunque attenta ad una politica oculata delle risorse e a contrastare gli sprechi. Difatti, già da tempo i CSV dell’Emilia Romagna hanno avviato una autoriforma finalizzata all’ottimizzazione e all’impiego pianificato delle risorse, al fine di razionalizzare alcuni aspetti dell’offerta di servizi, alla condivisione di competenze e di buone prassi. Riteniamo però che il processo di rilettura dei servizi e di razionalizzazione non vada calato dall’alto in maniera omologante, ma affrontato a livello locale, a partire dalle specificità di ciascun territorio.

DIFENDIAMO LA PARTECIPAZIONE DEL VOLONTARIATO?
Perché revisionare in tempi così brevi il sistema dei CSV senza una democratica consultazione a partire dalle organizzazioni di volontariato?
Crediamo importante ribadire la necessità di un urgente dibattito a livello territoriale e nazionale nell’ambito delle suddette questioni, all’interno di spazi in cui sia in primis il volontariato e la base associativa ad avere voce in capitolo, nel pieno rispetto di modalità trasparenti e democratiche.
Accogliendo pertanto l’Appello del MOVI (il Movimento di Volontariato Italiano, fondato da Luciano Tavazza), i CSV desiderano supportare tale percorso, assicurando la diffusione delle informazioni e l’organizzazione nelle prossime settimane di opportuni spazi di discussione e partecipazione.

Allegati: Delibera Consiglio Direttivo CSVnet_5_ottobre 2014; Legge-quadro sul volontariato n 266-91; TestoDDLRiforma Terzo Settore-03-09-14; Capire la Riforma del Terzo Settore; Articolo Riforma Terzo Settore; Appello del MOVI; DOCUMENTO_FEDERAZIONE_ADA_NAZIONALE; Che cosa sono i Comitati di Gestione (CoGe)

La Legge di stabilità rischia di mettere in pericolo il sistema che sostiene il volontariato italiano

La nuova legge di stabilità al vaglio del Quirinale mette a rischio le attività dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Il Disegno di legge di stabilità contiene elementi positivi per il rilancio delle politiche sociali, ma anche misure preoccupanti nei confronti di chi quelle politiche le realizza concretamente sul territorio.
Accanto ai tagli alle Regioni, che come primo impatto andranno inevitabilmente a gravare sui servizi alla persona, ricadranno sul Volontariato e su tutto il Terzo settore anche le modifiche che interessano la tassazione degli enti non commerciali, con particolare riferimento alle Fondazioni di origine bancaria. Il combinato disposto porterebbe ad un impatto negativo sulla sanità e sul welfare, da decifrare nelle dimensioni e nelle conseguenze.
“Se quanto preannunciato dal Premier Renzi lo scorso 16 ottobre sarà approvato, la legge di stabilità colpirà pesantemente le rendite delle Fondazioni, riducendo le risorse destinate dalle stesse Fondazioni a tutto il mondo del Volontariato e ai Centri di Servizio per il Volontariato (CSV), che ne promuovono lo sviluppo sul territorio nazionale” commenta Stefano Tabò, presidente di CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Le Fondazioni sono un supporto fondamentale per lo sviluppo della cultura - un agente di crescita anche economico per il nostro Paese – ed hanno un ruolo fondamentale per il mantenimento di quel sistema di welfare che negli ultimi anni ha subito tagli progressivi. Tra l’altro, per effetto dell’articolo 15 della legge 266/91, finanziano il lavoro dei Centri di Servizio, grazie ai quali il Volontariato in Italia in questi ultimi 10 anni è cresciuto e si è consolidato.
Per il sistema dei Centri di Servizio si tratterebbe – a parità di ricavi delle Fondazioni – di un ulteriore taglio del 50% alle risorse che negli ultimi 5 anni sono già diminuite del 40% anche per effetto dell’Atto di indirizzo Visco che, dalla sua emanazione nell’aprile 2001, tutti i Governi hanno fin qui fatto proprio.
Un taglio che ne metterebbe a rischio la sopravvivenza, distruggendo una infrastrutturazione sociale di livello nazionale importante per lo sviluppo del Paese.
I CSV sono 78 in tutta Italia e si articolano sul territorio con oltre 400 tra sedi e sportelli; sono espressione di una base associativa di oltre 25mila organizzazioni che rappresenta il 50% del Volontariato; offrono servizi di varia natura a più di 30.300 associazioni di volontariato ogni anno.
“In occasione della preannunciata Riforma del Terzo Settore abbiamo offerto la nostra rete e le nostre competenze ad un disegno di rilancio complessivo delle stesse organizzazioni di Terzo settore e dei valori che esprimono. Oggi vediamo compromessa anche la nostra stessa esistenza. Auspichiamo che il Governo, nel portare avanti le scelte annunciate, tenga conto di tutte le conseguenze dirette e indirette delle misure presentate”, conclude Stefano Tabò.

martedì 14 ottobre 2014

Nuovo lavoro in Sicilia, se ne parla all'agorà dei FQTS

"Itinerari per la costruzione di nuovo lavoro in Sicilia" è il tema dell'agorà regionale proposta nell'ambito del percorso FQTS che si svolge venerdì 17 ottobre dalle ore 10 alle 17 nell'Oratorio di Santa Cita in via Valverde, 3 a Palermo.

venerdì 10 ottobre 2014

Volontari per l'Expo 2015

In vista della grande Esposizione a Milano, CSVnet (coordinamento nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato) propone "Volontari per Expo", un programma per favorire la partecipazione di migliaia di persone, prevalentemente giovani.
Il programma, affidato alla neo costituita ATS tra Ciessevi Milano e CSVnet, vuole promuovere un volontariato che avrà un ruolo fondamentale per lo svolgimento di Expo Milano 2015 e determinerà un aumento del capitale sociale connesso ad esso.
Gli aspiranti volontari devono candidarsi tramite il sito dedicato, dove possono trovare tutti i dettagli e scegliere il periodo di servizio più congeniale.

Clicca qui per entrare nel sito Volontari per EXPO