giovedì 14 luglio 2011

Sotto il sole nella piazza "della vergogna". A Palermo i disabili mentali manifestano davanti al Comune

Anziani bisognosi e disabili mentali rivendicano i propri diritti. Accusano l'amministrazione comunale di essere disattenta ai loro bisogni essenziali. In piazza 8 comunità alloggio che assistono 52 utenti medio-gravi. Le loro richieste nella cronaca di Serena Termini, corrispondente dell'agenzia Redattore Sociale.
Per leggerla clicca qui (Redattore Sociale 13lug11).

Tappa italiana del Tour per l'Anno Europeo del Volontariato

Il sito del Centro Nazionale per il Volontariato (www.volontariatoggi.info) racconta la tappa del Tour europeo in Italia (Roma 11-14 luglio 2011). Ecco cronaca e commenti raccolti da Gianluca Testa:

E’ sempre più difficile definire la dimensione europea del volontariato. A volte vengono in sostegno i numeri. Ma anche i dati non bastano. Soprattutto quand’è complicato poterli comparare. Esistono infatti modelli sociali e legislativi diversi in tutti e ventisette i paesi dell’Ue. Fortunatamente ci sono aspetti e questioni che ci accomunano nel dibattito avviato in questo 2011, Anno europeo del volontariato. Ed è proprio nel corso della tappa italiana del tour Aev in corso in questi giorni a Roma che è stato possibile raccogliere le provocazioni più interessanti. Si offrono infatti spunti e nuovi stimoli in vista di una richiesta chiara per il nostro paese prima ancora che per l’Europa. “Perché qualcosa all’Italia lo chiederemo, no?”, domanda a una platea accaldata Fausto Casini, presidente nazionale Anpas.

Secondo Casini, che rappresenta anche la consulta del volontariato all’interno del Forum del terzo settore, è un bene che qualcuno, per favorire la coesione, “costruisca reti nazionali in autonomia. Un valore fondamentale, questo, che la 266 si è dimenticata”. Già, la legge quadro sul volontariato. All’interno di questo mondo, ogni volta che c’è una discussione pubblica, la legge 266 torna in ballo. Più volte ci si è confrontati sul suo destino, ma non si è mai arrivati a una decisione su una possibile modifica. C’era chi invocava lo stralcio, chi una revisione leggera. La verità è che nel 2011 questa legge compie vent’anni. E il dibattito si riaccende inevitabilmente, più attuale che mai.

Comunque Casini non parla di un solo modello di volontariato. No, lui preferisce chiamare in causa i “volontariati”. “In questo momento -dice il presidente Anpas- non sono assolutamente convinto che la legislazione a canne d’organo sia ancora sufficientemente aggiornata. E dobbiamo chiedere allo Stato il superamento di una legislazione così fatta. Perché? Be’, le norme non devono dire come dobbiamo ‘esser fatti’. Piuttosto devono suggerirci ‘come fare’. Soprattutto quando intervengo sui beni comuni per garantire standard e valori”.

Ma qual è l’idea di volontariato che ha Fausto Casini? Riprendendo l’intervento del presidente del “Laboratorio per la Sussidiarietà” Gregorio Arena -che ha elencato i tre valori identitari del volontariato (responsabilità, solidarietà e libertà) anticipando le digressioni legislative di Vincenzo Tondi della Mura e le confessioni del sottosegretario Musumeci- Casini ha aggiunto che “la gratuità dev’essere una condizione di libertà”. Lo ha detto prima di rilancia un altro concetto chiave: quello della sobrietà. “Siamo spesso tentati dalla scoperta di quello che è il valore economico della solidarietà”, spiega Casini. “Ma sarebbe interessante misurare il danno economico dell’individualismo. Fare volontariato è un esercizio di sobrietà, vicinanza, prossimità e responsabilità”.

Infine il presidente di Anpas si concede una riflessione sul concetto di sussidiarietà. “Il sistema scandaloso, per quel che riguarda il rapporto sussidiario -aggiunge- è sulla costruzione delle regole e sulla lettura delle rappresentanze nazionali. Oggi il volontariato ha un Osservatorio nominato dal Ministro in modo discrezionale, non vede riconosciute le proprie reti nazionali e anche all’interno del Cnel è sempre il Ministro a riconoscere le nomine. Vorrei sapere -conclude provocatoriamente e con un pizzico di ironia- se Confindustria sarebbe contenta di subire lo stesso trattamento col proprio rappresentante all’interno del Cnel, che è un organismo di incontro fra le parti sociali per la consulenza al Governo. Chissà, magari l’Anno europeo ci offrirà qualche elemento in più di libertà”.

A stabilire delle priorità nell’agenda di lavoro è lo stesso Arena, che rilancia alcuni temi fondamentali a partire dal concetto di un volontariato utile alla ripresa del paese. Un volontariato che, per Arena, dovrebbe superare quella distanza percepita dalle istituzioni. “E’ su questi snodi dobbiamo lavorare”, puntualizza l’accademico.

Le provocazioni, nella tappa Aev di piazza San Giovanni in Laterano, proseguono con il vicepresidente del Movi. “Un volontariato che si riduce solo ai servizi o alla beneficenza -dice Giovanni Serra- rischia di accompagnare in modo impotente i processi di ‘favelizzazione’ delle città”. Con quali conseguenze? “Sviluppa una grande area della vulnerabilità sociale, maggioritaria nella popolazione e capace di generare risentimento nei penultimi verso gli ultimi. Il tutto con un conseguente scontro interno alle nostre società”. Di fronte alla frammentazione della coesione sociale si aprono quindi nuovi scenari e si lanciano nuove sfide. Ed è proprio a questi temi che il Movi dedicherà un convegno il 19 e 20 novembre. “In quest’ottica -prosegue Serra- è necessario recuperare tre dimensioni essenziali dell’esperienza volontaria: il radicamento (soprattutto condividendo le condizioni di vulnerabilità); la gratuità come condizione di disinteresse; la dimensione politica acquisita come punto di riferimento della propria azione”.

E’ sul concetto della dimensione politica del volontariato che si è levato uno dei pochi applausi della giornata. E’ accaduto quando il referente nazionale dell’Auser ha citato Maria Eletta Martini, presidente onorario del Centro nazionale per il volontariato, promotrice di un volontariato politico mosso dalla voglia di cambiare la società e abbattere le disuguaglianze. “Il cambiamento è possibile, dobbiamo provarci. Ne potrebbe nascere un nuovo modello di sviluppo -conclude Serra- e una nuova cultura della solidarietà capace di recuperare la prospettiva della re-distribuzione”. Il vicepresidente nazionale del Movi auspica inoltre la creazione di una nuova alleanza per la solidarietà “che tenga insieme il volontariato che conosciamo oggi con i nuovi volontariati. Penso ad esempio ai beni comuni e alla legalità”.

(da www. volontariatoggi.info, 12lug11)