Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa della Federazione regionale dei Movimenti per la Vita e dei Centri di Aiuto alla Vita di Sicilia:
«I media della nostra Isola, ma anche quelli nazionali, hanno riportato la notizia che è stato presentato all’Assemblea Regionale Siciliana un Disegno di Legge che intenderebbe riconoscere le unioni di fatto. L’iniziativa ha visto come primo firmatario Pino Apprendi del PD e quindi Giulia Adamo e Francesco Musotto, rispettivamente capogruppo dell’UDC e dell’MPA e sono in dubbio le adesioni di Alberto Campagna del Pdl e Alessandro Aricò del Fli. Apprendi aveva già presentato nell’estate scorsa un DDL per l’istituzione del registro delle coppie di fatto. Adesso rilancia e parlando del nuovo Disegno di Legge afferma che il Gay Pride di Palermo sarebbe stato per lui una illuminazione. E’ chiaro quindi l’intento ideologico dell’iniziativa.
Nel DdL, composto da un solo articolo, è previsto che la Regione “riconosce le formazioni sociali, culturali, economiche e politiche… e riconosce altresì ogni forma di convivenza, rifiutando qualsiasi discriminazione legata all’etnia, alla religione e all’orientamento sessuale”. Inoltre è prevista anche presso l’Assessorato Regionale alla Famiglia (!) l’istituzione del registro delle unioni di fatto.
L’idea dei firmatari sembra essere quella di voler inserire nell’ordinamento giuridico una entità che pur essendo fondamentalmente diversa da una famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna (come stabilisce la nostra Costituzione) abbia i medesimi diritti. Ma la dichiarazione, in sé condivisibile, di voler rifiutare la discriminazione, non può vuol dire che situazioni differenti possano essere trattate allo stesso modo, come hanno fatto spesso notare eminenti giuristi, per ultimo, commentando proprio questa notizia siciliana, il Prof. Filippo Vari Docente di Diritto Costituzionale all’Università Europea di Roma.
La prima reazione è di meraviglia, anzi di sconcerto, per una politica che non sa affrontare le emergenze delle famiglie siciliane abbandonate a loro stesse ed a volte sempre più povere, ma, con la scusa di voler risolvere questioni che il diritto privato ha già affrontato o potrebbe comunque facilmente sciogliere, dà un’ulteriore spallata alla già abbastanza fragile istituzione familiare.
Non è inutile ricordare che italiana dedica alla famiglia gli articoli 29, 30 e 31, e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo l’articolo 16.
La nostra carta costituzionale riconosce che la famiglia è un soggetto sociale che precede e fonda lo Stato. La famiglia assolve il proprio obbligo e dovere fondamentale di costituire il nucleo fondante la società, svolgendo un servizio insostituibile quando accoglie la vita, dal grembo (figlio feto, embrione, neonato, bambino, giovane) alla tomba (nonni anziani, ammalati, disabili, ecc.), quando svolge il ruolo educativo con fatica e passione nei confronti delle nuove generazioni, quando si apre per donare una famiglia ai bambini che non ne hanno una propria. Lo Stato pertanto ha l'obbligo, attraverso proprie determinazioni, di tutelare e promuovere la valenza sociale e pubblica della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. E l'applicazione di serie politiche familiari sarebbe la migliore forma di prevenzione e di contrasto all'aumento delle situazioni di povertà e di emarginazione.
Anziché cercare di abbatterla, allora, sarebbe interesse di tutti rafforzare la famiglia, grande ricchezza per la comunità intera.
Quando furono proposti i DI.CO., col loro tentativo di legittimare altre forme di convivenza, introducendole come alternative più facili al matrimonio, le famiglie risposero massicciamente con il Family day e, come già era accaduto per il referendum sulla legge 40, molti politici e quasi tutti i mass-media non si capacitarono di questa enorme partecipazione malgrado le loro omissioni, i loro silenzi e le loro picconate.
Siamo fermamente convinti che il popolo siciliano sarà in grado di sollevarsi, di contestare e di contrastare con forza i loro rappresentanti politici qualora perseverino su questa strada che riteniamo senza speranza per il futuro della nostra Isola».
«I media della nostra Isola, ma anche quelli nazionali, hanno riportato la notizia che è stato presentato all’Assemblea Regionale Siciliana un Disegno di Legge che intenderebbe riconoscere le unioni di fatto. L’iniziativa ha visto come primo firmatario Pino Apprendi del PD e quindi Giulia Adamo e Francesco Musotto, rispettivamente capogruppo dell’UDC e dell’MPA e sono in dubbio le adesioni di Alberto Campagna del Pdl e Alessandro Aricò del Fli. Apprendi aveva già presentato nell’estate scorsa un DDL per l’istituzione del registro delle coppie di fatto. Adesso rilancia e parlando del nuovo Disegno di Legge afferma che il Gay Pride di Palermo sarebbe stato per lui una illuminazione. E’ chiaro quindi l’intento ideologico dell’iniziativa.
Nel DdL, composto da un solo articolo, è previsto che la Regione “riconosce le formazioni sociali, culturali, economiche e politiche… e riconosce altresì ogni forma di convivenza, rifiutando qualsiasi discriminazione legata all’etnia, alla religione e all’orientamento sessuale”. Inoltre è prevista anche presso l’Assessorato Regionale alla Famiglia (!) l’istituzione del registro delle unioni di fatto.
L’idea dei firmatari sembra essere quella di voler inserire nell’ordinamento giuridico una entità che pur essendo fondamentalmente diversa da una famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna (come stabilisce la nostra Costituzione) abbia i medesimi diritti. Ma la dichiarazione, in sé condivisibile, di voler rifiutare la discriminazione, non può vuol dire che situazioni differenti possano essere trattate allo stesso modo, come hanno fatto spesso notare eminenti giuristi, per ultimo, commentando proprio questa notizia siciliana, il Prof. Filippo Vari Docente di Diritto Costituzionale all’Università Europea di Roma.
La prima reazione è di meraviglia, anzi di sconcerto, per una politica che non sa affrontare le emergenze delle famiglie siciliane abbandonate a loro stesse ed a volte sempre più povere, ma, con la scusa di voler risolvere questioni che il diritto privato ha già affrontato o potrebbe comunque facilmente sciogliere, dà un’ulteriore spallata alla già abbastanza fragile istituzione familiare.
Non è inutile ricordare che italiana dedica alla famiglia gli articoli 29, 30 e 31, e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo l’articolo 16.
La nostra carta costituzionale riconosce che la famiglia è un soggetto sociale che precede e fonda lo Stato. La famiglia assolve il proprio obbligo e dovere fondamentale di costituire il nucleo fondante la società, svolgendo un servizio insostituibile quando accoglie la vita, dal grembo (figlio feto, embrione, neonato, bambino, giovane) alla tomba (nonni anziani, ammalati, disabili, ecc.), quando svolge il ruolo educativo con fatica e passione nei confronti delle nuove generazioni, quando si apre per donare una famiglia ai bambini che non ne hanno una propria. Lo Stato pertanto ha l'obbligo, attraverso proprie determinazioni, di tutelare e promuovere la valenza sociale e pubblica della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. E l'applicazione di serie politiche familiari sarebbe la migliore forma di prevenzione e di contrasto all'aumento delle situazioni di povertà e di emarginazione.
Anziché cercare di abbatterla, allora, sarebbe interesse di tutti rafforzare la famiglia, grande ricchezza per la comunità intera.
Quando furono proposti i DI.CO., col loro tentativo di legittimare altre forme di convivenza, introducendole come alternative più facili al matrimonio, le famiglie risposero massicciamente con il Family day e, come già era accaduto per il referendum sulla legge 40, molti politici e quasi tutti i mass-media non si capacitarono di questa enorme partecipazione malgrado le loro omissioni, i loro silenzi e le loro picconate.
Siamo fermamente convinti che il popolo siciliano sarà in grado di sollevarsi, di contestare e di contrastare con forza i loro rappresentanti politici qualora perseverino su questa strada che riteniamo senza speranza per il futuro della nostra Isola».
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