Quasi il 60 per cento delle famiglie intervistate nel 2012 ha dichiarato di aver dato o ricevuto nell’ultimo anno almeno una forma di aiuto ad altri nuclei.
Le reti familiari hanno salvato gli italiani dal baratro della crisi. È quanto evidenzia il Censis nel suo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. «Complessivamente il 59,4% delle famiglie intervistate dal Censis nel 2012 ha dichiarato di aver dato o ricevuto nell’ultimo anno almeno una forma di aiuto ad altre famiglie – spiega il rapporto - (le quote più alte del campione fanno riferimento al tenere i bambini, 17,3%, e a fare compagnia a persone sole o malate, 15,9%) partecipando alla rete informale di supporto famigliare». Le famiglie, però, giocano un ruolo soprattutto come «agenti della redistribuzione interna di risorse» a supporto dei componenti più vulnerabili: figli che stentano a rendersi completamente autonomi e chi necessita di assistenza. «Si tratta di un’autogestione e autoregolazione che in molti casi risulta efficace – spiega il Censis –, ma che mostra evidentemente delle criticità, dal momento che una quota rilevante delle risorse che le famiglie dedicano al welfare familiare proviene con ogni probabilità da redditi pensionistici: da un lato i redditi dei pensionati saranno sensibilmente più contenuti in futuro, dall’altro va considerata la forte differenziazione tra le famiglie, per cui le più vulnerabili hanno accesso a prestazioni pensionistiche di livello basso, che non consentono strategie redistributive autonome».
«Nella graduatoria delle cause della crisi piu' citate, il 43,1% degli italiani indica la crisi morale della politica e la corruzione, il 26,6% il debito pubblico legato a sprechi e clientele, il 26,4% l'evasione fiscale. Solo al quinto posto di questa sorta di graduatoria di fattori determinanti, dal 18% circa viene richiamata la politica europea e l'euro, mentre i problemi delle banche italiane sono piu' citati anche rispetto alle temute speculazioni della famigerata finanza internazionale». Lo scrive il Censis nel Rapporto 2012 sulla situazione sociale del Paese.
Il sentimento più diffuso in questo momento di evidente difficoltà del Paese «è la rabbia, che accomuna il 52,3% degli italiani, frutto della consapevolezza che la situazione drammatica che oggi impone ineludibili interventi "tecnici", fortemente penalizzanti per ampie quote di popolazione, è addebitabile a scelte irresponsabili assunte nel passato e anche oggi senza conseguenze per chi ne è stato l'artefice. Seguono la paura (21,4%), la voglia di reagire (20,1%), il senso di frustrazione (11,8%). Un segnale di come la gravità della crisi stia lentamente ma inesorabilmente acquisendo un posto centrale tra le preoccupazioni degli italiani è il fatto che, interrogati sulle proprie personali paure per il futuro, stilano una graduatoria in cui si citano innanzitutto malattia (35,9%) e non autosufficienza (27%), subito dopo il futuro dei figli (26,6%, in crescita rispetto a un anno fa), la situazione economica generale (25,5%, in crescita), la disoccupazione e la perdita del lavoro (25,2%)» (fonte DIRE Redattore sociale, 7dic12).
Nessun commento:
Posta un commento