L’associazione Amici di San Felice, grazie ai fondi del Progetto "I sentieri di San Felice", finanziato da Gal Metropoli Est, ha acquistato un Mitsubishi L 2000. Un fuoristrada che rende ancora più fruibile l'Eremo di San Felice, semplice e suggestiva struttura medievale (edificata tra il 1290 e il 1310) che si trova nel cuore della Riserva naturale orientata di Pizzo Cane, Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto (fra i comuni di Trabia e Ventimiglia di Sicilia in provincia di Palermo).
L’Eremo costituisce una bella possibilità per incontrarsi e stare insieme, per conoscere la natura locale e il territorio, e adesso può essere raggiunto da una più vasta "utenza" (scolastica, educativa, del volontariato, ecc.).
Gli Amici di San Felice invitano tutti coloro che volessero organizzare escursioni e visite all’Eremo di contattarli al tf. 3338435040 e all’email amicidi.sanfelice@virgilio.it.
L’Eremo di San Felice si trova al km 18 della strada provinciale Trabia-Ventimiglia (Palermo) all’interno della R.N.O. di “Pizzo Cane, Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto”. Fu edificato tra il 1290 e il 1310 dall’eremita laico Frà Guglielmo Gnoffi – nato a Polizzi Generosa nel 1256 – oggi “Beato”, e dalla sua piccola confraternita di eremiti, fra cui frate Alberto. Crediamo che per costruire San Felice il Beato Guglielmo si è avvalso della collaborazione logistica ed economica dell’allora principe Manfredi I° Chiaramonte, appartenente ad una delle più potenti famiglie dell’epoca. Frate Guglielmo dedicò la piccola chiesa alla Madonna di cui era molto devoto e fece dipingere un affresco raffigurante la Santa Madre alla destra dell’altare; ancora oggi è visibile una traccia pittorica di tale immagine sacra. Cosa sia stato San Felice dal 1300 ad oggi non ci è dato di sapere; non vi sono libri né documenti storici, né ricerche della Soprintendenza ai Monumenti, che ci diano certezza su coloro che furono eremiti in questo splendido e significativo luogo. Le poche “tracce” rimaste nel territorio limitrofo ci indicano che gli eremiti, per nutrirsi, si dedicavano alla coltivazione dell’orto, degli ulivi e di alberi da frutta, oltre che alla pastorizia. Non sappiamo, altresì, perché oggi questo Eremo venga denominato “San Felice”. Ci è stato riferito che l’Eremo, nel periodo delle guerre mondiali, fu utilizzato come luogo di ricovero di molti sfollati che vi si rifugiavano, provenienti dai paesi di Trabia, Caccamo e Ventimiglia di Sicilia. Potrà apparire strano ma l’Eremo di San Felice serviva anche alla attività di pesca della tonnara di Trabia; infatti il rais della tonnara, per posizionare esattamente la calata delle reti, utilizzava -tra l’altro- come riferimento per fare punto mare, una finestra dell’Eremo che pochi giorni prima veniva appositamente colorata di bianco per essere visibile dal mare. Prima del 1989 l’Eremo era ridotto ed utilizzato solamente come stalla; non vi era più tetto, né canonica, né porte, né finestre. La cappella, che era l’unico ambiente rimasto eretto, era “abitata” esclusivamente da mucche o pecore che vi trovavano ricovero dalla calura estiva o, nell’inverno, dalla neve e dal gelo.
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