martedì 12 marzo 2013

Rapporto Istat. In crescita il volontariato, ma non al Sud. Regge la famiglia

Dall'Agenzia Redattore Sociale proponiamo il seguente articolo sui dati Istat riguardanti alcuni aspetti della crisi in Italia:
«La famiglia continua essere un elemento centrale per gli italiani: ammortizzatore sociale quando serve, sostegno nei momenti di difficoltà, punto di riferimento imprescindibile. Lo dimostrano i dati del primo rapporto Istat-Cnel sul benessere equo e sostenibile in Italia. Nel 2012 il 36,8 per cento delle persone di 14 anni e più si dichiara molto soddisfatto delle proprie relazioni familiari e un altro 54,2 per cento è “abbastanza soddisfatto”.
Alla famiglia sempre di più è chiesto di colmare la carenza di servizi sociali. Questo determina un carico del lavoro di cura che rischia di essere eccessivo. E questo vale specialmente per le donne: le caregiver sono il 32,5 per cento contro il 28,1 per cento degli uomini. Esiste, però, anche una rete più ampia che circonda il nucleo familiare, composta da parenti non conviventi e amici: nel 2009 quasi il 76 per cento della popolazione ha dichiarato di avere parenti, amici o vicini su cui contare e il 30 per cento ha dato aiuti gratuiti. Anche le reti sociali restano importanti: il 23,5 per cento della popolazione partecipa ad associazioni e il 9,7 per cento svolge attività di volontariato, in crescita dall’8,9 per cento del 2005. Ma la partecipazione è meno presente nel Mezzogiorno, dove i bisogni sono più gravi. Al Nord il dato è del 13,1 per cento, mentre al Sud si ferma al 6 per cento. Al di là di queste reti ci sono “gli altri”, la società più ampia, verso la quale emerge una profonda diffidenza. Nel 2012 solo il 20 per cento delle persone ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia, valore in calo rispetto al 2010 (21,7 per cento) e tra i più bassi in Europa. Quota che scende ulteriormente al 15,2 per cento nelle regioni del Mezzogiorno.
“Viviamo in una società in cui la presenza di reti sociali, familiari e di volontariato non è sufficiente a garantire un tessuto sociale forte a copertura dei bisogni primari della popolazione, specialmente delle fasce sociali più deboli – scrivono i curatori del rapporto -. Nel Sud e nelle Isole, in particolare, tutte le forme di reti sociali appaiono più deboli e la fiducia negli altri raggiunge il minimo. Peraltro, un Paese con un problema di scarsa fiducia tra i cittadini può incontrare maggiori difficoltà a creare le condizioni per una vita economica e sociale pienamente soddisfacente”». (gig, Redattore sociale 11mar13)

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