«Io ho lasciato il mio Paese, la mia famiglia e i miei amici per cercare una vita migliore qui. Ti racconto la mia storia con questo dolce, con questo cous cous, con questo ricamo e con questo merletto». Molto più che un progetto di volontariato quello realizzato dall’Auser di Petrosino in collaborazione con l’Auser di Marsala, l’associazione nazionale Vigili del fuoco in Congedo, Andos e La Provvidenza e sostenuto dai fondi messi a disposizione grazie al Bando Perequazione promosso dal CeSVoP – Centro Servizi per il Volontariato di Palermo, dal CSV Etneo, dal CeSV Messina e dal CoGe Sicilia. Quest’anno, per sette mesi, grazie al percorso «Immigrazione: dall’accoglienza all’integrazione», la sede dell’associazione capofila è diventata la casa dei sentimenti di donne, uomini e bambini che si sono trovati uniti nelle attività di laboratorio.A Petrosino, in via Marsala, 12, al circolo Auser diretto da Nicolò Anastasi, sono stati effettuati corsi di alfabetizzazione della lingua italiana per donne immigrate, recupero scolastico per figli di immigrati e autoctoni con disagio economico, un laboratorio interculturale per donne immigrate e autoctone. Qui è nato un percorso sensoriale fatto di sapori mediterranei, di gusti speziati, di sorrisi, ma anche di “veli” compresi e di “veli” svelati. Emozionante la testimonianza di una delle immigrate di origine tunisina il cui nome è Ouafa, ma che tutti chiamano Francesca: «Ogni giorno mio figlio mi chiede: oggi andiamo all’Auser? Questa per noi è diventata una grande famiglia». E, per scoprire il valore del volontariato è accaduto che le destinatarie del progetto siano diventat
e le protagoniste di un processo di solidarietà che è “contagioso”. Due donne immigrate, infatti, sono diventate volontarie Auser e sostengono gli anziani del luogo con visite e sorrisi.Il 24 giugno scorso il progetto – coordinato da Nino Rosolia e che ha visto la partecipazione attiva di Maria De Vita del Consorzio Solidalia che gestisce lo SPRAR di contrada Perino (Marsala) – è finito, ma le attività non si fermeranno. «Il CeSVoP crede in questo genere di iniziative e contiamo di continuare attraverso le reti di delegazione – ha detto la vicepresidente Giuditta Petrillo – ad ogni modo, l’Auser non perderà i contatti che ormai sono diventati affetti preziosi».
Giornata conclusiva al sapore di cous cous di carne, gnocculi cavati, thè verde ai pinoli e vino stravecchio con contorno di verdure e pane fritto alla maniera dello Sri lanka, sono stati esposti i merletti, i cuscini, le borse e i cappelli realizzati nel corso delle attività laboratoriali. Un ruolo rilevante spetta però al percorso condotto nel segno dell’integrazione grazie alle visite nelle scuole superiori di Marsala e Petrosino.
Con questi incontri è stato realizzato un ponte tra l’Italia e il mondo: ex migranti italiani si sono raccontati agli studenti e la stessa cosa è stata fatta dagli attuali immigrati. Iniziativa di un gruppo di associazioni che fanno capo al CeSVoP, ha visto coinvolti gli alunni di tecnico commerciale “Garibaldi”, professionale e industriale “Cosentino”, agrario “Damiani” e del tecnico per geometri “Accardi” di Petrosino, sempre nell’ambito del Progetto «Immigrazione: dall’accoglienza all’integrazione» (realizzato con i fondi protocollo di Intesa fra Fondazion
i Bancarie e volontariato). A raccontarsi e confrontarsi sono state, tra gli altri due signore marsalesi emigrate tanti anni fa e rientrate da qualche tempo a Marsala tra cui Giovanna Marino che ha vissuto a Chicago e lavorato in una fabbrica con operai di tutto il mondo dove – dice – «mi hanno trattato come una sorella». Anche il consigliere comunale aggiunto del Comune di Mazara, Mohamed Zitoun, e ha rivelato agli alunni che anche se è nato in Italia, per non essere stato registrato subito, giunto all’età di 31 anni, non ha ancora la cittadinanza italiana, Mourad Aissa, direttore di un centro di accoglienza e Akmet Sadikov, fuggito all’età di 2 anni dalla Bosnia, per via della guerra dei Balcani. Ma a conquistare l’uditorio dei giovani è stato Kossi Djaka. Ingegnere, ma anche maestro di karate: è stato nella sua palestra, in Togo, che ha cominciato manifestare il suo disagio per un governo oppressivo e illiberale. «Sono diventato l’opinion leader del quartiere e ho organizzato le proteste contro il vecchio dittatore e, morto quest’ultimo, contro il figlio che ne ha preso il posto. La situazione è precipitata quando alle nuove elezioni il risultato è stato a dir poco drammatico: 98% al partito di governo, 2% all’opposizione». Da qui proteste annegate nel sangue, nelle prigioni, nelle torture e per Kossi nella fuga dal suo Paese. In Italia la sua vita è cambiata. Di grande effetto sugli alunni e anche sui volontari dell’Auser la storia di Giuseppina Laudicina, nata a Tunisi nel 1930 da genitori siciliani. «Mio nonno era ebanista di gran pregio – ha detto – ma qui non c’era lavoro e così è partito per l’Africa, allora per noi era come l’America. Io a 16 anni già lavoravo come stenografa per una grande azienda, ma poi Bourguiba ha ottenuto l’indipendenza del suo Paese, fino ad allora protettorato francese e noi ex emigrati siamo stati costretti a tornare in Europa senza portarci via nulla di quanto avevamo guadagnato. Ho ricostruito la mia vita in Francia e poi di nuovo in Italia. E devo dire che quando mi conviene sono francese e quando mi conviene sono siciliana». Una sola morale: a tutti conviene essere cittadini del mondo. (chiara putaggio)
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