lunedì 27 giugno 2011

A Petrosino e Marsala una bella esperienza di interculturalità

«Io ho lasciato il mio Paese, la mia famiglia e i miei amici per cercare una vita migliore qui. Ti racconto la mia storia con questo dolce, con questo cous cous, con questo ricamo e con questo merletto». Molto più che un progetto di volontariato quello realizzato dall’Auser di Petrosino in collaborazione con l’Auser di Marsala, l’associazione nazionale Vigili del fuoco in Congedo, Andos e La Provvidenza e sostenuto dai fondi messi a disposizione grazie al Bando Perequazione promosso dal CeSVoP – Centro Servizi per il Volontariato di Palermo, dal CSV Etneo, dal CeSV Messina e dal CoGe Sicilia. Quest’anno, per sette mesi, grazie al percorso «Immigrazione: dall’accoglienza all’integrazione», la sede dell’associazione capofila è diventata la casa dei sentimenti di donne, uomini e bambini che si sono trovati uniti nelle attività di laboratorio.
A Petrosino, in via Marsala, 12, al circolo Auser diretto da Nicolò Anastasi, sono stati effettuati corsi di alfabetizzazione della lingua italiana per donne immigrate, recupero scolastico per figli di immigrati e autoctoni con disagio economico, un laboratorio interculturale per donne immigrate e autoctone. Qui è nato un percorso sensoriale fatto di sapori mediterranei, di gusti speziati, di sorrisi, ma anche di “veli” compresi e di “veli” svelati. Emozionante la testimonianza di una delle immigrate di origine tunisina il cui nome è Ouafa, ma che tutti chiamano Francesca: «Ogni giorno mio figlio mi chiede: oggi andiamo all’Auser? Questa per noi è diventata una grande famiglia». E, per scoprire il valore del volontariato è accaduto che le destinatarie del progetto siano diventate le protagoniste di un processo di solidarietà che è “contagioso”. Due donne immigrate, infatti, sono diventate volontarie Auser e sostengono gli anziani del luogo con visite e sorrisi.
Il 24 giugno scorso il progetto – coordinato da Nino Rosolia e che ha visto la partecipazione attiva di Maria De Vita del Consorzio Solidalia che gestisce lo SPRAR di contrada Perino (Marsala) – è finito, ma le attività non si fermeranno. «Il CeSVoP crede in questo genere di iniziative e contiamo di continuare attraverso le reti di delegazione – ha detto la vicepresidente Giuditta Petrillo – ad ogni modo, l’Auser non perderà i contatti che ormai sono diventati affetti preziosi».
Giornata conclusiva al sapore di cous cous di carne, gnocculi cavati, thè verde ai pinoli e vino stravecchio con contorno di verdure e pane fritto alla maniera dello Sri lanka, sono stati esposti i merletti, i cuscini, le borse e i cappelli realizzati nel corso delle attività laboratoriali. Un ruolo rilevante spetta però al percorso condotto nel segno dell’integrazione grazie alle visite nelle scuole superiori di Marsala e Petrosino.
Con questi incontri è stato realizzato un ponte tra l’Italia e il mondo: ex migranti italiani si sono raccontati agli studenti e la stessa cosa è stata fatta dagli attuali immigrati. Iniziativa di un gruppo di associazioni che fanno capo al CeSVoP, ha visto coinvolti gli alunni di tecnico commerciale “Garibaldi”, professionale e industriale “Cosentino”, agrario “Damiani” e del tecnico per geometri “Accardi” di Petrosino, sempre nell’ambito del Progetto «Immigrazione: dall’accoglienza all’integrazione» (realizzato con i fondi protocollo di Intesa fra Fondazioni Bancarie e volontariato). A raccontarsi e confrontarsi sono state, tra gli altri due signore marsalesi emigrate tanti anni fa e rientrate da qualche tempo a Marsala tra cui Giovanna Marino che ha vissuto a Chicago e lavorato in una fabbrica con operai di tutto il mondo dove – dice – «mi hanno trattato come una sorella». Anche il consigliere comunale aggiunto del Comune di Mazara, Mohamed Zitoun, e ha rivelato agli alunni che anche se è nato in Italia, per non essere stato registrato subito, giunto all’età di 31 anni, non ha ancora la cittadinanza italiana, Mourad Aissa, direttore di un centro di accoglienza e Akmet Sadikov, fuggito all’età di 2 anni dalla Bosnia, per via della guerra dei Balcani. Ma a conquistare l’uditorio dei giovani è stato Kossi Djaka. Ingegnere, ma anche maestro di karate: è stato nella sua palestra, in Togo, che ha cominciato manifestare il suo disagio per un governo oppressivo e illiberale. «Sono diventato l’opinion leader del quartiere e ho organizzato le proteste contro il vecchio dittatore e, morto quest’ultimo, contro il figlio che ne ha preso il posto. La situazione è precipitata quando alle nuove elezioni il risultato è stato a dir poco drammatico: 98% al partito di governo, 2% all’opposizione». Da qui proteste annegate nel sangue, nelle prigioni, nelle torture e per Kossi nella fuga dal suo Paese. In Italia la sua vita è cambiata. Di grande effetto sugli alunni e anche sui volontari dell’Auser la storia di Giuseppina Laudicina, nata a Tunisi nel 1930 da genitori siciliani. «Mio nonno era ebanista di gran pregio – ha detto – ma qui non c’era lavoro e così è partito per l’Africa, allora per noi era come l’America. Io a 16 anni già lavoravo come stenografa per una grande azienda, ma poi Bourguiba ha ottenuto l’indipendenza del suo Paese, fino ad allora protettorato francese e noi ex emigrati siamo stati costretti a tornare in Europa senza portarci via nulla di quanto avevamo guadagnato. Ho ricostruito la mia vita in Francia e poi di nuovo in Italia. E devo dire che quando mi conviene sono francese e quando mi conviene sono siciliana». Una sola morale: a tutti conviene essere cittadini del mondo. (chiara putaggio)

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