Spunti offerti ai partecipanti alla Conferenza Europea del Volontariato (Venezia, 31 marzo – 1 aprile 2011)
«Il Movimento di Volontariato Italiano, in occasione della Conferenza Europea del Volontariato, propone ai volontari presenti nei gruppi di lavoro – ed a quelli che interverranno nei diversi dibattiti – di dedicare fra l’altro la loro attenzione a due questioni che cogliamo nei territori italiani sulle quali sarebbe importante far sentire la voce del volontariato italiano a Venezia.
1) La gratuità come tratto costitutivo del volontariato in Europa
Il Piano Italia 2011 elaborato in vista della celebrazione dell’Anno Europeo dice, nelle premesse, che "L’Italia si riconosce nella definizione di volontariato che: non viene svolto dietro pagamento, in altre parole non è retribuito; viene svolto per propria libera iniziativa; è effettuato a vantaggio di un terzo esterno al proprio ambiente familiare o di amicizie; è aperto a tutti". E aggiunge, citando la Carta dei valori del volontariato che "La gratuità è l’elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto ad altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile". Ci chiediamo se sia giusto che alcuni mettano in discussione questa prospettiva, ampiamente condivisa nel nostro Paese, a causa dell’utilizzo, in ambito europeo, del termine volontariato per la designazione di forme differenti di lavoro nel sociale, anche non gratuito.
2) Il nuovo protagonismo della società civile per i diritti di cittadinanza nel Mediterraneo
Ancora dal Piano Italia 2011 leggiamo: "Per sua natura, il volontariato può aiutare tutti a scoprire una nuova cultura, quella della solidarietà, della non discriminazione, dello sviluppo sostenibile, della non violenza, del rispetto degli altri e della cittadinanza responsabile fondata sulla promozione dei diritti e delle buone pratiche di democrazia partecipativa e condivisa". Come volontari ci sentiamo fortemente interrogati dai tentativi e dai processi di democratizzazione che si stanno attivando in tanti Paesi del Mediterraneo e che vedono la società civile (e i giovani in particolare) fra i principali protagonisti. Ci chiediamo se non sia necessario un forte investimento, da parte delle nostre organizzazioni, per lanciare un dibattito nazionale e accompagnare i processi in atto, attraverso la promozione di esperienze e progetti di scambio, cooperazione, dialogo, che vincano la tentazione di imporre i diritti di cittadinanza e la democrazia attraverso il ricorso alle armi e offrano un sostegno materiale, ma anche culturale e politico alla nuova società civile che cresce nel Mediterraneo».
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