LA DENUNCIA
Dispersione delle misure economiche, ritardi nell’attivazione delle stesse e un progressivo restringimento delle disponibilità finanziarie nel settore socio-assistenziale: sono questi alcuni dei fattori che secondo la Caritas Italiana sottolineano “l’evidente incapacità dell’attuale sistema di welfare a farsi carico delle nuove forme di povertà, delle nuove emergenze sociali derivanti dalla crisi economico-finanziaria”. Secondo il Rapporto sulla povertà 2012, infatti, l’attuale sistema di welfare è un “percorso a ostacoli, dotato di irrazionale logica, in cui la presenza di barriere e veti incrociati rende quasi impossibile l’esigibilità dei diritti e la fruizione tempestiva del servizio, anche in presenza di oggettive situazioni di bisogno”. Un sistema caratterizzato da diversi limiti. Primo fra tutti quello della “dispersione delle misure economiche su un gran numero di provvedimenti nazionali, regionali, locali, gestiti da enti e organismi di diversa natura, al di fuori da qualsiasi tipo di regia e coordinamento complessivo”. Ulteriore ostacolo è “l’estremo ritardo con cui vengono attivate le misure di sostegno economico, soprattutto quelle legate alla perdita del lavoro e alla perdita di autonomia psico-fisica”. A non permettere risposte efficaci anche l’estrema varietà nella definizione del livello di reddito della famiglia, necessario per poter usufruire di determinate prestazioni, spesso calcolato sulle condizioni socio-economiche dell’anno precedente e la varietà di soglie e i criteri di accesso alle varie opportunità assistenziali che spesso creano “vicoli ciechi spesso difficili da prevedere all’avvio dell’iter di richiesta della misura”. Infine, preoccupa, “il progressivo restringimento delle disponibilità finanziarie nel settore socio-assistenziale” che secondo quanto afferma il rapporto della Caritas “sta determinando la chiusura o la negazione repentina dei diritti ad una serie di fasce sociali che, fino a poco tempo prima, erano state beneficiarie dell’intervento”.
I DATI
Cresce il numero degli italiani che si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto, soprattutto se anziani, casalinghe o pensionati, mentre diminuiscono i disoccupati e gli analfabeti. Sono queste le principali tendenze inquadrate dal Rapporto sulla povertà 2012 pubblicato oggi dalla Caritas Italiana, per la prima volta senza il supporto della Fondazione Zancan. Il rapporto analizza i dati raccolti da 191 Centri d’ascolto di 28 diocesi sparse sul territorio nazionale, che rappresentano il 6,7% del totale di 2.832 Centri presenti nel territorio nazionale.
Dalle rilevazioni emerge come nei Centri di ascolto presi in considerazione, nel corso del 2011, si sono rivolte 31.335 persone. Di queste, il 57% vive nelle regioni del Nord, seguito dal Centro (29%) e dal Mezzogiorno (14%). Una distribuzione, chiarisce la Caritas, che non rispecchia l’incidenza della povertà nei territori considerati ma dipende dal numero di Centri che hanno aderito al sistema di raccolta dati, nelle diverse regioni italiane. A livello complessivo si conferma la presenza di una quota maggioritaria di stranieri (20.448, pari al 70,7%) rispetto agli italiani (8.348, pari al 28,9%), tuttavia “le testimonianze a disposizione narrano di un deciso incremento degli utenti italiani – spiega il rapporto -, registrato negli ultimi due anni, a partire dall’esplosione della crisi economico finanziaria nel nostro paese”. L’incidenza degli stranieri raggiunge i valori massimi nel Centro e nel Nord Italia (74,7 e 73,5%) mentre, a causa di un elevato numero di poveri italiani, appare più bassa nel Mezzogiorno (51,4%).
L’utenza media dei Centri di ascolto, spiega la Caritas, non coincide necessariamente con emarginati gravi e soggetti senza dimora. “Si tratta in prevalenza di donne (53,4%), di soggetti coniugati (49,9%), di persone con domicilio (83,2%). Rispetto al 2009, si osserva un forte incremento della componente demografica in età avanzata: +51,3% di anziani; +177,8% di casalinghe; +65,6% di pensionati”. Dai dati raccolti dai centri di ascolto emerge anche un incremento degli utenti con figli minori conviventi (+52,9%) e una sostanziale stabilità nel numero di persone separate o divorziate (+5,5%). Diminuiscono invece le persone disoccupate (-16,2%) e soprattutto di analfabeti (-58,2%) che si sono rivolti ai centri. “Entrambi i dati confermano la progressiva “normalizzazione sociale” dell’utenza Caritas”, tuttavia, spiega il rapporto, le situazioni di grave indigenza non sono da sottovalutare. “Anche se si assiste ad una “normalizzazione” nel profilo dell’utenza – aggiunge il rapporto - si registra parimenti un peggioramento di chi stava già male: aumentano in percentuale le situazioni di povertà estrema, che coesistono tuttavia con una vita apparentemente normale, magari vissuta all’interno di un’abitazione di proprietà”. (fonte Redattore sociale)
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