sabato 5 novembre 2011

Il “Libro Nero sul welfare italiano”: il Governo ha fallito, dalla crisi si esce con un nuovo modello sociale

Il dossier è stato presentato oggi al Senato dalla campagna “I diritti alzano la voce” e dalla campagna “Sbilanciamoci!”
«Annichilire le politiche sociali in Italia – come sta facendo il Governo da tempo – non ci farà uscire dalla crisi, ma aggraverà la situazione della nostra economia». È questo il giudizio espresso oggi da Pietro Barbieri, della campagna "I diritti alzano la voce", e da Giulio Marcon, portavoce della campagna "Sbilanciamoci!" in occasione della presentazione, presso il Senato, del Libro Nero sul Welfare italiano, un’iniziativa realizzata congiuntamente dalle due campagne.
Il documento – un vero e proprio dossier, ricco di dati e informazioni dettagliate – porta il sottotitolo Come il Governo italiano – con le manovre economico-finanziarie e la legge delega fiscale e assistenziale – sta distruggendo le politiche sociali e azzerando la spesa per i diritti. Il testo, infatti, analizza nel dettaglia i tagli al sociale e alla sanità previsti nella legge di stabilità e nelle manovre correttive del 2011, valuta gli impatti dei tagli sugli enti locali e i servizi ai cittadini, esamina la delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale. Il giudizio sull’operato dell’esecutivo è del tutto negativo: «I provvedimenti adottati», notano le organizzazioni promotrici, «sono stati socialmente iniqui – colpendo le classi a basso e medio reddito e non toccando i privilegi e le ricchezze –, puramente di facciata per quanto riguarda il rilancio dell’economia, pesantissimi nel campo delle politiche sociali, lasciando così il paese ancora più indifeso ed esposto alla crisi».
Il prospetto dei tagli alle politiche sociali è impressionante: tra il 2007 e il 2013 si prevede una riduzione degli stanziamenti a favore dei fondi nazionali da 1.594 a 144 milioni di euro! Il fondo più importante, quello per le Politiche sociali, passerebbe da 1 miliardo a 45 milioni di euro. Il fondo Politiche per la famiglia da 220 milioni a 31. Azzerati il fondo per la non autosufficienza e quello per l’inclusione degli immigrati. Il fondo per le politiche giovanili verrebbe ridotto dai 130 milioni del 2007 agli 11 previsti per il 2013. Il fondo per le pari opportunità da 50 a 17 milioni. Anche il Fondo per l’Infanzia e l’Adolescenza perde qualcosa, passando da 44 a 40 milioni. Dinanzi a una situazione drammatica – per il paese come per il welfare italiano – le due campagne avanzano una serie di proposte corredate da un prospetto delle entrate e delle uscite. È ineludibile la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali, che determinano i diritti esigibili e dunque i servizi che vanno garantiti su tutto il territorio nazionale; aumentare la dotazione dei fondi nazionali per le politiche sociali; introdurre il Reddito minimo di inserimento (2 miliardi di euro); stanziare un miliardo di euro per l’avvio di almeno 3.000 asili nido nel 2012; istituire un fondo di 800 milioni di euro per garantire un’indennità di disoccupazione ai lavoratori precari; prevedere uno stanziamento di 200 milioni per il sostegno sociale all’affitto per i meno abbienti e di 300 milioni aggiuntivi per il canone agevolato; alzare dai 113 milioni di euro del 2011 (erano 266 nel 2008) a 300 milioni lo stanziamento per il servizio civile, permettendo così a 50mila giovani di poter fare quest’esperienza.
Queste e altre proposte andranno finanziate attraverso una tassa patrimoniale, una revisione della tassazione sulle rendite finanziarie, il ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan, la rinuncia al programma di produzione di 131 cacciabombardieri F35, la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione (113 milioni da destinare all’integrazione dei migranti), la revisione delle convenzioni con le strutture sanitarie private. «Il Governo ha fallito», concludono Barbieri e Marcon. «Siamo convinti che questa crisi può essere un’occasione straordinaria per rivedere i nostri modelli economici e culturali e modificare gli stili di vita, mettendo finalmente da parte le teorie che hanno causato il disastro in cui siamo oggi. Chiediamo alle forze sociali ed economiche di unirsi in questa azione di cambiamento – fondata sulla riconversione ecologica dell’economia, i beni comuni materiali e immateriali, le pratiche innovative di rigenerazione urbana – che rilancerebbe l’economia e produrrebbe più benessere per tutti.» (testo del comunicato stampa ufficiale)

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