Per contrastare il dilagare della cultura mafiosa, della raccomandazione, del posto pubblico, del precariato, il Progetto Policoro ha preso per mano oltre un migliaio di giovani di mezza Italia e li ha accompagnati alla scoperta della propria vocazione cristiana da spendere nel quotidiano, con speranza. Più che un successo quantitativo, quello raggiunto dopo 15 anni dal Progetto Policoro è un successo qualitativo, perché ha educato a un rinnovato senso del lavoro alla luce del Vangelo e della Dottrina sociale della Chiesa, offrendo una risposta al problema della disoccupazione giovanile e del lavoro irregolare.
Torna a Palermo il Progetto Policoro, nella città in cui poco più di quindici anni fa nacque l’intuizione ecclesiale di rinnovamento e speranza, che avesse come protagonisti i giovani. All’Hotel Astoria, a Palermo, si è svolta la giornata dedicata ai 15 anni dell’iniziativa che ha creato in otto regioni del Centro-sud oltre 400 imprese e cooperative. Un’occasione «non tanto per celebrare, quanto per rilanciare», il Progetto, afferma monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, per «offrire alle Chiese locali strumenti per affrontare il problema della disoccupazione giovanile in una prospettiva di evangelizzazione e promozione umana».
Monsignor Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, racconta la genesi: «Dopo il Convegno ecclesiale di Palermo, il nostro Ufficio, il Servizio per la pastorale giovanile e la Caritas si incontrano a Policoro (Matera) con i rappresentanti diocesani di Basilicata, Calabria e Puglia per riflettere sulla disoccupazione nella sicura speranza che il Paese non crescerà se non insieme». Si aggregano Campania, Sicilia, Sardegna, Abruzzo-Molise, Umbria e ultimamente l’Emilia-Romagna. Con le altre regioni, in particolare Lombardia, Piemonte e Triveneto, sono attivi fin dall’inizio rapporti di reciprocità. Un’Italia unita sotto le insegne dell’impegno civile e sociale dei giovani «che non sono una potenzialità del futuro, ma la Chiesa giovane che spera», ricorda il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo. Policoro riparte dall’uomo, aggiunge, «che è colui che incontriamo nelle nostre strade, a cui dobbiamo portare la ricchezza dell’amore di Dio».
Una giornata all’insegna della riflessione. «Il Progetto ha rilanciato la voglia di farcela ad affrontare la precarietà senza fatalismo – ha sottolineato monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali –. Ha offerto ai giovani la solidarietà come pista concreta, migliore strategia antimafia, perché la mafia si fonda su una radice individualistica. È questo l’appello che faccio al Nord e alla Lega: non alimentare l’insidia dell’individualismo, perché apre uno spiraglio alle infiltrazioni mafiose». Partecipano, tra gli altri, monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e presidente della Commissione episcopale per il laicato; monsignor Giuseppe Pasini, presidente della fondazione "Emanuela Zancan"; don Nicolò Anselmi, direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile; Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas; Pietro Fantozzi, direttore del dipartimento di Sociologia dell’Università della Calabria. Un confronto sui temi del rilancio del Sud, che trova nelle parole di Giuseppe Savagnone, direttore del Centro di Pastorale della cultura di Palermo, un appello: «Occorre una nuova classe di politici, capaci di tradurre il Vangelo a tutti i livelli».
(Articolo tratto dalla newsletter dell'Ufficio stampa dell'Arcidiocesi di Palermo)
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